Pestato a sangue per il parcheggio: due del branco condannati a 5 anni

Tre ventenni e un pregiudicato fratturarono il cranio a un ragazzo

I filmati  di videosorveglianza diffusi dalla polizia mostrano il pestaggio del ragazzo

I filmati di videosorveglianza diffusi dalla polizia mostrano il pestaggio del ragazzo

Milano, 19 novembre 2017 - Stavolta il branco pagherà il conto per intero. Dopo le prime due condanne con rito abbreviato, ora le ultime due a 5 anni di reclusione in ordinario. Pene pesanti per un pestaggio brutale, quattro contro per un banale motivo di viabilità. La vittima, un 23enne colpevole solo di aver trovato posteggio per l’auto un attimo prima di uno degli aggressori. Successe una notte di marzo di un anno fa in largo La Foppa, zona Moscova. Nicola (il nome è di fantasia) riportò una frattura alla testa sopra l’occhio sinistro rischiando di perdere la vista. Cinque anni di reclusione a testa, ora, sono le condanne che i giudici hanno inflitto a S.B. e A.N., 22enni accusati di aver infierito con tutta la loro violenza sul quasi coetaneo. R. S., 44 anni, l’uomo che guidò l’aggressione chiamando a spalleggiarlo i tre suoi amici ventenni, era già stato condannato in abbreviato a 4 anni di reclusione e due anni e dieci mesi aveva incassato a suo tempo M.L., l’ultimo del branco ma il primo che dopo l’arresto finì per collaborare con gli agenti.

Reati contestati: lesioni personali gravissime e minacce gravi, perché i quattro del branco usarono anche coltello e sfollagente per intimidire alcuni addetti dell’Amsa che erano intervenuti in difesa del ragazzo riuscendo forse a salvargli la vita. Avvenne in corso Garibaldi la primavera di un anno fa a tarda ora. Nicola, in auto con la fidanzata - lui cameriere lei studentessa, entrambi di 23 anni - credeva di aver trovato parcheggio e stava per fare retromarcia. Ma l’auto di S. (personaggio con vari precedenti sulle spalle) si infilò un attimo prima tra due vetture sosta in largo La Foppa, nella zona centrale di corso Garibaldi. Prima gli insulti, poi quel «adesso telefono ai miei amici e ti faccio vedere io». Finita la discussione, Nicola si avviò verso il distributore di sigarette ma ben presto si trovò circondato dai quattro, colpito a calci e pugni anche quando era già a terra.

Provvidenziale l’intervento di due operatori Amsa che riuscirono a far finire il massacro prima che fosse troppo tardi. Grazie anche alle immagini delle telecamere vicine, le indagini della polizia portarono in tempi brevi a Leoci, che però all’inizio si chiuse a riccio. Seguirono intercettazioni telefoniche e ambientali e i racconti di numerosi testimoni ascoltati dagli investigatori coordinati dal pm Giancarla Serafini. La polizia arrivò così a B. e N., processati e condannati di recente con rito ordinario. S. fu l’ultimo a cadere nella rete e finire in carcere ma stato il primo a incassare una condanna - quale istigatore e promotore - senza attenuanti ed anzi aggravata dai motivi futili e dalla crudeltà dell’aggressione.

mario.consani@ilgiorno.net

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