Pedemontana, niente fallimento. Maroni esulta: "Ottima notizia"

Il Tribunale respinge la richiesta dei pm. Ma mancano i soldi

Roberto Maroni (Newpress)

Roberto Maroni (Newpress)

MIlano  20 dicembre 2017 - La Pedemontana lombarda è salva. Almeno per adesso. Il Tribunale di Milano ha respinto la richiesta della Procura depositata a fine luglio di staccare la spina alla società che dovrebbe finire di costruire la grande autostrada con una spesa di 4 miliardi di euro. Già lo scorso 4 dicembre i pm Paolo Filippini e Giovanni Polizzi avevano preso atto della carta giocata dalla società e dalla Regione che la controlla attraverso la Serravalle: trasformare in un mutuo con scadenza nel 2034 il prestito-ponte da 200 milioni di euro concesso dalle banche e in scadenza a fine gennaio. Soldi che erano serviti per tenere in vita l’azienda, gravata da un contenzioso da oltre tre miliardi con chi ha il contratto per costruire, l’austriaca Strabag, e da un problema tutt’altro che trascurabile: quello di trovare i tre miliardi di euro che servono per realizzare il pezzo che manca, dalla Brianza alla Bergamasca. 

Anche perché i soldi pubblici - 1,2 miliardi - sono stati tutti spesi per finire il tratto già aperto. Ostacoli ancora da affrontare, che il fallimento avrebbe resi insormontabili. Ora l’assunzione diretta di responsabilità della Regione su quei 200 milioni di liquidità, «tutt’altro che scontata» per gli stessi legali dell’azienda pubblica, ha di fatto evitato il crac. Rinviare il debito di 16 anni, infatti, ha consentito di cancellare lo stato di insolvenza. È per questo che il giudice Amina Simonetti ha dato ancora fiducia a Pedemontana. A pesare, anche un’altra proroga, quella dei crediti vantati dalla controllante Serravalle, 100 milioni di euro, che rivedrà solo nel 2034. L’operazione di rinvio dei debiti è partita con una lettera della Regione, datata 27 novembre, a Banca Imi, titolare del famoso prestito-ponte, in cui il Pirellone si assumeva in sostanza l’onere delle garanzie dei 200 milioni.  «Un'ottima notizia - la prima reazione del presidente Roberto Maroni – adesso avanti tutta». Magari anche con la speranza che la nuova legislatura regali alla giunta di centrodestra un governo “amico” che cancelli il «no» a nuovi fondi statali pronunciato dal ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Diversificate le reazioni politiche alla notizia. Il Pd parla di «un sospiro di sollievo, che però non risolve gli altri problemi». Gli stessi su cui affondano il colpo i Cinque stelle: «Nonostante l’accanimento terapeutico di Maroni, che ha sborsato altri 200 milioni di garanzie, le questioni aperte restano tutte sul tavolo», dice il consigliere Gianmarco Corbetta. Che punta anche il dito contro il calo degli incassi dovuto alla diminuzione di traffico sulla parte già aperta della nuova strada. E Legambiente, per voce di Dario Balotta, la mette sul tragico: «Continua l’agonia». Ma il presidente dell’autostrada, Federico Maurizio D’Andrea, non si lascia mettere di cattivo umore: «Ora tutta l’attenzione sarà rivolta al completamento dell’opera, che resta strategica per l’economia della Lombardia».

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