Milano, permessi premio a omicida dopo 8 anni: a casa sfoga la rabbia su moglie e figlio

Ne deve scontare 24 per aver massacrato il vicino, ci ricasca. Arrestato

Un detenuto in carcere (foto di repertorio)

Un detenuto in carcere (foto di repertorio)

Milano, 26 agosto 2017 - «GIiuseppe Suraci non è un malato e neppure uno psicotico, piuttosto è una persona nevrotica che alimenta ossessioni». Con queste parole, il 19 marzo 2002, il pm Massimo Baraldo tratteggiò in sede di requisitoria la personalità dell’uomo che il 19 febbraio 2001 accoltellò il vicino di casa Sakic Hajrudin, colpito a morte sotto gli occhi della figlia. Motivo del litigio sfociato in aggressione: i panni stesi ad asciugare gocciolanti da un balcone all’altro in uno stabile di via Zoagli, in zona Vialba a Milano.

A distanza di 15 anni quell’uomo, che in primo grado fu condannato a quasi un quarto di secolo di reclusione (24 anni) per omicidio volontario, non è cambiato. Tanto che l’altroieri alle 22.20 è stato nuovamente arrestato dagli agenti dell’Ufficio prevenzione generale per maltrattamenti in famiglia. Sì, perché dal 2009 Suraci, 64enne originario della reggina Gioiosa Ionica, beneficia di permessi premio dal carcere e può far visita alla moglie 60enne e al figlio 22enne, che oggi vivono in piazzale Dateo. Ed è proprio con loro che se l’è presa giovedì, minacciando entrambi di morte. Un raptus di tale violenza che ha spinto i due a chiudersi a chiave in camera da letto per sfuggire alla furia dell’uomo. Da lì il ragazzo è riuscito a contattare la centrale operativa della Questura, chiedendo aiuto e sottolineando la pericolosità del padre legata proprio a quel pesantissimo precedente. Immediato l’intervento dei poliziotti, che hanno bloccato Suraci prima che potesse far del male a moglie e figlio (nessuno dei due ha riportato ferite).

Ora il 64enne verrà processato per direttissima, e probabilmente questo nuovo episodio gli costerà la revoca dei benefici acquisiti negli anni passati in cella. Solo tre giorni fa avevamo raccontato un’altra storia di violenza, persecuzioni e pressioni psicologiche. Quella di un 68enne che, appena uscito di galera, era tornato a tormentare la sua ex di 39 anni e la madre di lei, 63enne: «Sono fuori, ho vinto io», la frase seguita da risata beffarda pronunciata dallo stalker al telefono prima di ripresentarsi sotto casa delle vittime. Il pensionato è finito nuovamente in manette, quattro giorni dopo il primo arresto per il medesimo reato. Un reato che negli ultimi anni ha raggiunto picchi allarmanti: basti ricordare che solo nei primi 6 mesi del 2017 gli agenti delle Volanti sono intervenuti per 2.164 volte, con 42 arresti e 64 persone indagate a piede libero. Stesso discorso per i carabinieri del Comando provinciale: 81 arresti da gennaio a maggio 2017 e 117 persone complessivamente denunciate. Numeri da emergenza.

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