Numero chiuso, la Statale ci riprova. Ma 150 docenti scrivono: ripensateci

Senato accademico «blindato» dopo le proteste di una settimana fa

Protesta alla Statale di Milano

Protesta alla Statale di Milano

Milano, 23 maggio 2017 - L'appuntamento è oggi alle 14.30, come la scorsa settimana. Ma per evitare nuove irruzioni e slittamenti, il summit sarà blindatissimo. Senato accademico convocato, sul tavolo dell’Università Statale di Milano resta la spinosa questione dell’introduzione del numero chiuso per la facoltà di Studi umanistici e arriva anche una petizione, fresca di inchiostro, promossa dai professori di Lettere e firmata già da almeno 150 colleghi. «La seduta riprenderà in un posto impervio e irraggiungibile», ironizzavano, ma neanche troppo, alcuni docenti poche ore dopo il blitz di un gruppo studenti, che ha portato alla fumata nera. E in effetti, l’aula 113 sarà ben lontana. In realtà anche l’accesa seduta del 16 maggio non avrebbe dovuto tenersi lì, ma in Rettorato, nella consueta sede del Senato, ma un convegno internazionale in quegli spazi ha reso necessario il trasloco. Le porte erano state chiuse a chiave, ma qualcuno dall’interno ha aperto, permettendo l’ingresso di una delegazione di Link Studenti Indipendenti e dei Collettivi.

Sede più distante, anche questo pomeriggio però gli universitari non resteranno in silente attesa. Nel Filarete, ai piedi del Senato, ci sarà un nuovo presidio, che vedrà ricompattare liste e gruppi studenteschi in nome del «no al numero chiuso»: ci sarà Obiettivo Studenti, ci sarà Link- Studenti Indipendenti. In cantiere potrebbe esserci anche un «flash book», un inno all’università aperta e accessibile affidato ai libri. Le ultime indiscrezioni dicono che, all’interno, sarà battaglia all’ultimo voto, ma che si tenterà l’armistizio tenendo magari test auto-valutativi per settembre e posticipando all’anno accademico successivo l’accesso programmato, dopo aver verificato numeri e tetti. Se la discussione è nata per rispondere alle direttive del ministero dell’Istruzione, che aveva stretto la cinghia sul rapporto massimo fra docenti e studenti, questi ultimi hanno preso in mano carta e penna e scritto direttamente alla ministra Valeria Fedeli «per chiedere un’inversione di rotta delle attuali politiche universitarie perché nessun corso sia costretto a imporsi, o a trovarsi imposto, un limite agli accessi per mancanza di risorse: questo rappresenta infatti il fallimento dell’università pubblica».

Auspicano una soluzione condivisa e chiedono tempo per consultare i dati relativi alle iscrizioni oltre 150 professori che hanno firmato la petizione lanciata dai colleghi di Lettere: «Pur consapevoli delle criticità in essere riguardanti alcuni dei nostri corsi di studio, chiediamo che il Senato non deliberi in merito nell’immediato, ma inviti i Collegi Didattici e i Dipartimenti a intraprendere un’approfondita e partecipata riflessione sulla loro sostenibilità: una riflessione che sia fondata su dati aggiornati ed esaustivi e sull’individuazione esplicita degli obiettivi strategici di area e di Ateneo in relazione allo sviluppo dell’offerta formativa».

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