'Ndrangheta a Lecco: viaggio nel covo dei giuramenti di mafia a Castello Brianza

Ecco il capanno in cui le cosche si radunavano, una sorta di magazzino nella zona industriale di via Pratobevera (IL RITUALE DI AFFILIAZIONE)

La baracca di Castello Brianza usata per i giuramenti della 'ndrangheta

La baracca di Castello Brianza usata per i giuramenti della 'ndrangheta

Castello Brianza (Lecco), 19 novembre 2014 - Una enclave della Calabria nel cuore del profondo Nord, a Castello di Brianza, in mezzo al nulla, un orto di poche decine di metri quadrati che con i giardini del meridione o i paesaggi dell’Aspromonte non ha nulla a che vedere. Eppure lì, in quell’angolo di terra dell’anonima zona industriale di via Pratobevera, delimitato da una parte dalla Sp 52, dall’altra da capannoni e dalla Sp 51 e per il resto circondato da campi spogli, si svolgevano le «mangiate», le cerimonie di affiliazione alla ‘ndrangheta. Il luogo non è nemmeno troppo nascosto, dalla provinciale La Santa provenendo da Lecco basta girare a sinistra, superare un autolavaggio, una serie di villette, un paio di stabilimenti e imboccare una strada sterrata, da cui si nota subito, in fondo a quello che è poco più di un sentiero, un appezzamento recintato alla bell’e meglio. Il cancello è divelto, l’accesso è indicato da una bandiera della Cisl che sventola all’aria, altre sormontano le baracche in legno rinforzate con assi e lamiere. Sono proprio i vessilli dell’organizzazione sindacale, di cui è stato delegato il proprietario Michelangelo Panuccio, 61enne di Dolzago originario di Giffone, entroterra calabro, a conferma che si tratta dello stesso luogo dove i carabinieri del Ros tra aprile e maggio hanno piazzato le loro microcamere e ripreso per la prima volta in Italia il rito mafioso.

Nei magazzini improvvisati ci sono ciocchi di tronchi, contenitori in plastica adibiti a cisterne, pannocchie di grano. Sotto le tettoie e un pergolato secco giacciono tavoli e sedie in plastica, in un angolo è stato allestito un forno, una sorta di camino. Più distante si trova la cuccia di un Border collie legato a una catena: all’inizio abbaia e tira il guinzaglio, poi si calma e si lascia persino accarezzare. I militari del gruppo speciale l’altra notte sono tornati anche lì. Con loro c’erano pure i vigili del fuoco. Non hanno trovato nulla da abbattere: quel mappale, censito al foglio 9, particelle 746 del catasto, uguale a tanti orti dove tanti pensionati brianzoli trascorrono le giornate coltivando pomodori, verdure di stagione e mais per polli e conigli, non necessita di alcuna protezione. Nessuno può avvicinarsi senza essere visto, per circondarlo occorrerebbero i soldati di un plotone, così esposto e insieme così anonimo e invisibile, così protetto, più di una enclave, quasi una roccaforte.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro