Ricercatore killer: colleghi increduli. Non parlava di sé, solo di psicologia

L’ex studente e collaboratore di Marco Casonato: "Mai saputo della villa"

L'arresto del ricercatore della Bicocca Marco Casonato

L'arresto del ricercatore della Bicocca Marco Casonato

Milano,3 novembre 2017 - Un uomo riservato, che non amava parlare si sé. Al centro dei discorsi, Marco Casonato metteva sempre le sue ricerche, i suoi scritti: indagava spesso su abusi in famiglia e sindromi di alienazione parentale. I suoi studi lo avevano portato a girare il mondo per convegni, collaborazioni. Da due giorni è chiuso nel carcere di Massa Carrara con la pesante accusa di omicidio: ha ucciso il fratello, investendolo con un Doblò, al termine dell’ennesima lite sulla tenuta toscana di cui entrambi erano eredi. Casonato non ha mai spostato la residenza da Massa, anche se per lavoro continuava a fare la spola fra la Toscana e Milano. Non si danno pace i colleghi della Bicocca, dove il 61enne lavorava dal 2000, come ricercatore. Da due anni aveva deciso di non insegnare più, aveva preferito la ricerca alla didattica.

«Conosco il dottor Casonato sin dai tempi dell’università, sono rimasto turbato e, umanamente, dispiaciuto – commenta Alessandro Pedrazzi, psicologo e psicoterapeuta di Milano –. L’ho conosciuto prima come studente, poi come collaboratore, ha curato anche la prefazione del mio ultimo libro “Amore in contanti”». Dopo aver sostenuto il suo esame, in Bicocca, Pedrazzi aveva iniziato a collaborare con lui. «Gli avevo sottoposto un mio approfondimento, e da lì era nata una collaborazione inizialmente connessa alla traduzione dall’inglese di articoli scientifici», continua lo psicoterapeuta, chiamato da Casonato anche come culture della materia per la cattedra di Psicologia Dinamica. C’era stima professionale, mai una confidenza. Si sono sempre dati del «lei». «In tutti questi anni è sempre stato molto riservato: non parlava molto, le uniche chiacchierate vertevano su argomenti psicologici. Sapevo che era di Massa ma non sapevo avesse un fratello, né tantomeno della tenuta. Ci siamo sempre frequentati a fasi alterne, per lavoro, per confrontarci su articoli psicologici. Ultimamente ci eravamo un po’ persi di vista, tanto che pensavo che ormai vivesse stabilmente all’estero».

Viaggiava molto Marco Casonato, lo aveva sempre fatto. Sia durante gli studi, sia per lavoro: era spesso in Germania, in Ungheria. La biblioteca del suo studio era un mondo. «Trovavi libri interessanti, non facili da reperire. Con me è sempre stato molto gentile», continua il dottor Pedrazzi. Si era occupato anche di criminologia Casonato, studiava i legami parentali, si occupava di abusi in famiglia per il tribunale, come perito. «Non possiamo sapere cosa sia successo, non me ne capacito ancora – ribadisce il collega, che oggi opera attivamente nella divulgazione psicologica sulle piattaforme social –. Se venisse confermato tutto sarebbe difficile trovare una giustificazione. Mi spiacerebbe però, e parlo come psicologo, che venisse preso a modello negativo. Ha sbagliato ma immagino il vuoto mostruoso attorno a lui. Mi spiace tantissimo».

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