In Panda da Milano fino alla Mongolia al ritmo dei Bee Gees solo per solidarietà

Al volante Giulio Barbieri, 23enne di Milano e Giuseppe Greppi, 20 anni, originario di Lecco: entrambi studiano al Politecnico di Milano

Al volante Giulio Barbieri, 23enne di Milano e Giuseppe Greppi, 20 anni

Al volante Giulio Barbieri, 23enne di Milano e Giuseppe Greppi, 20 anni

Milano, 19 febbraio 2017 - Da Milano alla Mongolia a bordo di un Pandino, accompagnati dal meglio della disco-funk anni Ottanta e con un cavallo di battaglia: «Stayin’ Alive» di Bee Gees. Al volante Giulio Barbieri, 23enne di Milano e Giuseppe Greppi, 20 anni, originario di Lecco: entrambi studiano al Politecnico di Milano e insieme hanno creato il team «Mongol Night Fever», «La febbre del sabato sera» versione Mongol Rally. A Bologna hanno reclutato un altro compagno di avventura, Ignazio Aulehla, 22 anni, per partecipare alla manifestazione non competitiva organizzata da The League of Adventurists International Ltd, che ogni estate raduna a Ulan Bator oltre 200 motori, facendo macinare 15mila chilometri a scopo benefico. Ad avviare la «macchina» Giuseppe, che studia Architettura, fotografa e lavora in una galleria d’arte milanese. «Da anni è il mio sogno nel cassetto – racconta –, conoscevo amici di amici che avevano già partecipato al Mongol Rally. È una di quelle avventure in cui io mi butto subito. Così ho sparso la voce». Giulio ha risposto subito all’appello e ha completato la “playlist”. Primo obiettivo trovare il mezzo, ma il Pandino designato sembrerebbe ormai vicino. «È la bandiera nazionale, la più gettonata dell’evento ed è affidabile, non potevamo scegliere altra macchina – conferma Giulio, una laurea al Politecnico dietro l’angolo e una passione per la fotografia e il videomaking –. Al Mongol Rally non si possono superare le 1.200 di cilindrata. Io sono a digiuno di rally, ma è un’esperienza notevole e poi è rally sono di nome, vince la beneficenza».

Nei prossimi mesi organizzeranno una serie di eventi per far conoscere l’impresa, coinvolgendo altre associazioni e lanciando la raccolta fondi per entrare nello spirito del Mongol Rally. Sulla strada hanno appena incontrato un «food-partner», Coop Lombardia. L’itinerario è già segnato: dovrebbero impiegare, a occhio e croce, 30 giorni e hanno preventivato, complessivamente, una spesa di 12mila euro. Sacchi a pelo nel bagagliaio, dormiranno in tenda. «La partenza ufficiale è da Londra, ma tanti partono da Milano. Per arrivare al traguardo ci sono due percorsi, uno a Nord passando per la Russia e uno a Sud per l’Iran – continua Giulio –. Noi abbiamo scelto quest’ultimo, ci si impiega di più ma è più interessante e ci alterneremo alla guida. Non tutte le squadre arrivano a Ulan Bator, ci sono imprevisti, mezzi catorci, non c’è un ordine d’arrivo, l’obiettivo è arrivare e donare in beneficenza almeno 1.000 sterline, circa 1.200 euro». Nel loro viaggio sosterranno due progetti: il primo, promosso dagli organizzatori del Mongol Rally, sarà dedicato a Cool Earth che combatte per la difesa delle foreste pluviali. Il secondo è a discrezione dei team. «Noi doneremo l’altra quota a “Handicap… su la testa”, è un’associazione di Milano affidabile, abbiamo conosciuto i volontari e sono in gamba», spiegano i due studenti. Serviranno «on the road» le competenze del Politecnico? «Mi laureo in ingegneria dell’automazione non in ingegneria meccanica, forse scoprirò quella ‘forma mentis’ di cui mi parlavano al liceo – sorride Giulio – però sto anche pensando di montare dei pannelli solari sopra il Pandino. Chissà».

 

 

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