Mister piramidi è milanese: "Un trono nella stanza segreta"

Cheope, l’esperto del Politecnico: scopriamolo con un robot

Mister Piramidi

Mister Piramidi

Milano, 23 novembre 2017 - Una «stanza segreta» è appena stata scoperta all’interno della Piramide di Cheope da un team di archeologi parigini e giapponesi. Un archeoastronomo italiano, Giulio Magli, direttore del dipartimento di Matematica del Politecnico di Milano, va oltre con un’ipotesi, una spinta in più a percorrere un canale ancora inesplorato.

Professor Magli, qual è la sua ipotesi?

«La stanza segreta è un ambiente simbolico, che non ha uno scopo funzionale ma puramente religioso. Di ciò che farà Cheope nell’aldilà sappiamo molto perché è scritto nei Testi delle Piramidi: deve andare sulle stelle circumpolari, attraversare le “porte del cielo” e sedersi su un trono di ferro. Ho proposto che l’ambiente contenga quel trono di ferro».

Perché?

«Se guardiamo la piramide di Cheope, le porte le abbiamo: due strettissimi condotti larghi 20 centimetri per 20, che attraversano tutta la piramide e vanno a finire in una porta minuscola. Dietro la porta a nord non sappiamo cosa ci sia. Non posso essere sicuro che il canale vada a finire nell’ambiente nuovo, perché lo Scan Pyramid project lo ha scoperto con tecniche non invasive, con una specie di radiografia, ma è un’ipotesi ragionevole: allora abbiamo il canale che porta il faraone nelle stelle, le stelle e in mezzo ci resta solo che il faraone si sieda sul trono».

Di ferro?

«Io ipotizzo sia di legno di cedro, con lamine che invece di essere d’oro siano di ferro. Ferro meteoritico, non estratto ovviamente, che non c’era: era disponibile in piccole quantità perché arrivava sotto forma di meteorite».

Si torna sempre alle stelle.

«Esattamente. Si chiude il cerchio. Per sapere se la mia ipotesi è corretta basterebbe esplorare il condotto nord, com’è stato fatto in quello sud».

Come?

«Si può fare solo con un robot: è uno spazio grande come un fazzoletto, non è fatto per gli esseri umani. È un’ipotesi, ma è verificabile».

Lei ha lavorato molto in Egitto. Qual è lo studio che l’ha appassionata di più?

«Il legame di Giza col sole, senza dubbio. È spettacolare. Ho lavorato in Egitto per dieci anni, ora mi sono spostato sull’Asia, sulle piramidi cinesi».

Cosa vorrebbe scoprire adesso?

«Cosa c’è dietro la porta nord. Vorrei proprio saperlo, perché faccio lo scienziato di mestiere e se formulo un’ipotesi vorrei capire se è vera o falsa. Nessuno ha mai esplorato quella “lastra”. Non dipende da me ma dal ministero delle Antichità egiziano».

Un chiodo fisso.

«Purtroppo o per fortuna sì. Da Giza non ci si stacca mai».

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