Sacerdote sotto accusa: "Adescava minorenni sul web"

Sotto accusa un educatore di un centro giovanile parrocchiale, imputato di violenza sessuale su minori e il salesiano che, insieme all’adescamento, deve difendersi anche dall’accusa di detenzione di materiale pedopornografico.

Un prete

Un prete

Milano, 3 febbraio 2017 - Il prete rischia il processo anche per adescamento di minori via web. Quando quel ragazzino gli chiese aiuto dopo aver subito violenza da un educatore dell’oratorio, non trovò di meglio - secondo l’accusa - che invitarlo a “chattare” con altri adolescenti che in Rete offrivano se stessi. Una vicenda torbida oggi è davanti al giudice dell’udienza preliminare e che un anno e mezzo fa sconvolse Arese. Sotto accusa c’è un educatore di un centro giovanile parrocchiale, imputato di violenza sessuale su minori e il salesiano che, insieme all’adescamento, deve difendersi anche dall’accusa di detenzione di materiale pedopornografico.

Contro di loro c’è la denuncia dei genitori della vittima, che si rivolsero alla magistratura dopo che il figlio 15enne trovò il coraggio di aprirsi con mamma e papà. E c’è la testimonianza firmata del superiore provinciale dei Salesiani, che scelse di non coprire quanto avvenuto, ma raccolse dai protagonisti degli episodi una sorta di confessione messa per iscritto. E poi i risultati dell’indagine condotta dal pm Cristian Barilli, inclusa la consulenza tecnica su cellulare e pc degli imputati. Il ragazzo frequentava da sempre l’oratorio. Su suggerimento di un amico si rivolse a un educatore 30enne per confrontarsi sui temi della sessualità. Stando alla Procura, una mattina l’educatore approfittò di un’indisposizione che aveva tenuto il ragazzino lontano da scuola e andò a trovarlo a casa sua in assenza dei genitori abusando di lui. E quando Marco (nome di fantasia) si confidò con un sacerdote, anche lui 30enne, diventato per lui una sorta di padre spirituale, il don avrebbe cercato di persuaderlo della “normalità” di quanto aveva dovuto subire. E, dopo avergli chiesto l’amicizia su Facebook, gli avrebbe rivolto inviti a partecipare a incontri a sfondo sessuale anche con altre persone, e infine chiesto e ottenuto dal ragazzo un reciproco scambio di foto delle parti intime.

 

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