Minacce al figlio del ministro Poletti, il presunto autore è un 65enne di Milano

Dalla perquisizione è emerso che il profilo Facebook usato per pubblicare i post minatori e diffamatori è in uso proprio al pensionato. Tutto il materiale informatico trovato è stato sequestrato

Manuel Poletti, figlio del ministro del Lavoro

Manuel Poletti, figlio del ministro del Lavoro

Milano, 11 gennaio 2017 - Un pensionato di 65 anni, residente a Milano, è il presunto autore delle minacce e delle frasi diffamatorie pubblicate su Facebook nei confronti di Manuel Poletti, il figlio del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. 

Nell'ambito delle indagini coordinate dalla procura della repubblica di Forlì, affidate al sostituto procuratore Lucia Spirito, i carabinieri del nucleo investigativo di Ravenna, affiancati dai loro colleghi milanesi, hanno eseguito una perquisizione presso l'abitazione dell'uomo, indagato per l'ipotesi di reato di minacce e diffamazione. Dalla perquisizione è emerso che il profilo Facebook usato per pubblicare i post minatori e diffamatori è in uso proprio al 65enne. Tutto il materiale informatico trovato è stato sequestrato e messo a disposizione della sezione informatica dei carabinieri di Milano per le necessarie analisi.

Il giornalista 42enne è finito nell'occhio del ciclone dopo le dichiarazioni in cui il padre, il ministro Giuliano Poletti, riferendosi ai giovani emigrati all'estero per cercare lavoro diceva: "Alcuni meglio non averli tra i piedi". Parole che hanno indignato la Rete e hanno scatenato una bufera poltica, tanto che nei suoi confronti è stata presentata una mozione di sfiducia. Manuel Poletti aveva preso le difese del padre in un'intervista: "Mio padre avrebbe potuto usare parole diverse. Ma non tutti quelli che vanno all'estero sono cervelli e chi resta in Italia è un mediocre", aveva detto. Non facendo altro che alimentare la polemica. Nel mirino finisce il giornale da lui diretto, Setteserequi, settimanale della provincia di Ravenna che ha ottenuto in tre anni oltre mezzo milione di euro di contributi pubblici.  "Io mi sporco anche le mani, vado in tipografia e carico in auto i giornali. Da 20 anni faccio il giornalista. Nella nostra cooperativa abbiamo soltanto contratti part-time. Io guadagno circa 1.800 euro al mese", si era difeso il figlio del ministro. 

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