Milan e Inter, inizio all’inglese. E una scissione quasi atomica

Come nacquero le squadre del derby più bello al mondo

PRIMORDI del calcio

PRIMORDI del calcio

Milano, 24 setembre 2017 - Milioni di tifosi in tutto il mondo, trofei di ogni peso nelle loro bacheche, una città tra le più dinamiche d’Europa, il rosso e l’azzurro in compagnia del nero. Insomma, il Milan e l’Inter (nell’ordine suona meglio). Due squadre che da oltre un secolo accendono cuori e fantasie. Ma come e quando nacquero, da quali scintille scaturirono i loro colori? Qui ricordiamo il loro big-ben calcistico senza guardare altro.

Sul finire dell’800, in pieno sviluppo semi-industriale, Milano, che ha quasi mezzo milione di abitanti, è un ribollire di grandi personalità e iniziative, in una fase di rapida emancipazione del ceto popolare e di apertura d’una borghesia colta e ben disposta. Da tempo, in ogni caso, la città è aperta all’apporto di lavoratori stranieri. Uno di questi è il perito tessile Herbert Kilpin (1870-1916), nato a Nottingham, che vi si trasferisce nel 1898, dopo alcuni anni trascorsi a Torino insegnando agli operai dell’imprenditore svizzero Edorardo Bosio l’uso dei telai meccanici inglesi e giocando al football per l’Internazionale Torino, voluta nel 1891 dallo stesso Bosio. L’aria di Milano gli piace e lo sprona a fondarvi una società in grado di battere tutti, anche il “vecchio” Genoa, altro club di marca british nato cinque anni prima, ma, pare, attivo fin dal 1890. A Milano, in verità, già esiste la Mediolanum, ma pratica un football che ha poco a che fare con l’ortodossia inglese. Così, l’intraprendente Kilpin, con l’aiuto di alcuni connazionali, fra cui Samuel Richard Davies e Alfred Edwards, e un gruppo di italiani ex soci d’una società sportiva di educazione fisica, fonda il 16 dicembre 1899 il Milan Cricket and Football Club. Lo statuto viene steso in una saletta dell’Hotel du Nord, nei pressi della vecchia stazione Centrale, che sorge nell’area del futuro Hotel Principe di Savoia.

La sede trova invece ospitalità in una fiaschetteria toscana di via Berchet, a ridosso della Galleria. Le prime partite si giocano in un campo tracciato alla meglio nel terreno del Trotter, corrispondente alla nuova stazione Centrale, quella di oggi. Allenatore-giocatore è lo stesso Kilpin, che cede in un primo momento i gradi di capitano al più anziano David Allison. I colori? Li sceglie lui, Kilpin, in parte ispirandosi al rosso della maglia dei “Garibaldi Reds” del Nottingham. «Saremo una squadra di diavoli - dice tra un sorso e l’altro di whisky -. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che faremo agli avversari!».

È andata: germogliando anche a Milano, il “giuoco” del calcio può svilupparsi in tutta Italia. Il primo campionato si tiene a Torino in una sola giornata, l’8 maggio 1898, tra quattro squadre. Vince il Genoa, che sarà campione per tre anni di seguito. Poi, nel 1901, conquista il titolo proprio il Milan: Kilpin, ora capitano, ha mantenuto la parola. Ma in via Berchet si va preparando una rivolta: pur nel quadro confuso degli inizi, la Federazione italiana giuoco calcio, appena costituitasi (il 16 marzo dello stesso anno), propende per una dura politica nazionalistica, contraria all’arruolamento di giocatori stranieri in aggiunta a quelli già presenti nelle rose. E il Milan, in un primo tempo riluttante, finisce coll’inchinarsi all’indirizzo autarchico. Atteggiamento remissivo che non piace a un folto gruppo di soci in cui spicca il giovane e brillante pittore-cartellonista Giorgio Muggiani (1887-1938), che ha studiato in collegio in Svizzera e là si è innamorato del gioco del calcio. Con una quarantina di altri soci, l’artista prepara dunque una vera e propria scissione. I dissidenti si riuniscono il 9 marzo 1908 in una saletta (statuti e rivolte prendono vita sempre in una saletta…) del ristorante “l’Orologio” di via Mengoni, anch’esso addossato alla Galleria, e ne escono con uno storico verbale che certifica la nascita d’una nuova società: il Foot-Ball Club Internazionale Milano, apertissimo - lo dice il nome - anche ai giocatori non italiani.

Muggiani, eletto segretario, disegna in cerchio il distintivo del club con la sigla Fcim, oggi invariato, e sceglie i colori della maglia. Ha in mano una matita rosso-blu, e il Milan è rossonero: che fare? Il pittore, che stava sottolineando in rosso i nomi dei soci, gira la matita e sceglie l’opposto: il blu. E Milano si divide per sempre. Primo presidente nerazzurro, Giovanni Paramithiotti. Capitano, lo svizzero Hernst Marktl. Campo di gioco, uno slargo in Ripa Ticinese. Primo titolo italiano, nel 1910. E il primo derby in campionato, nel freddo cane del 10 gennaio 1909, si gioca sul nuovo campo del Milan in via Fratelli Bronzetti. Arbitro, uno juventino (sic): l’inglese Henry Goodley. Finisce 3-2 per i rossoneri, e comincia per l’Italia l’era del calcio. Tanto altro sarebbe da raccontare, ma la pagina è finita, l’arbitro ha fischiato: niente recupero, se non per ricordare che i nomi di Kilpin e Muggiani sono meritatamente iscritti dal 2010 al Famedio del Cimitero Monumentale.

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