Attentato a Barcellona: "La folla fuggiva terrorizzata, ho rischiato di venire calpestato"

Il giornalista di Telelombardia Marco Oliva era sulla Rambla

Marco Oliva

Marco Oliva

Milano, 19 agosto 2017 - Un cronista nell’orrore. Marco Oliva, volto noto di Telelombardia, era arrivato a Barcellona una settimana fa, in ferie. «In mattinata ero sulla Rambla a fare acquisti, fra piazza Catalogna e il mercato coperto della Boqueria, dove è andato a schiantarsi il furgone. Nel pomeriggio avrei voluto prendere la metropolitana per andare al mare. Sono tornato alla Rambla appena mi hanno avvertito di quello che era successo. La strada era già stata blindata. Al momento dell’attentato c’era un delirio di gente perché la movida inizia già dopo le due del pomeriggio. A terra ho visto scarpe, infradito, souvenir. Una scena allucinante, che dava l’idea della strage, della morte».

«La polizia – prosegue Oliva – prendeva la gente e quasi la buttava dentro gli alberghi e i negozi. Attorno al cordone sanitario c’erano turisti appena arrivati, con le valigie per mano, che non sapevano dove andare, e altri che non avevano fatto a tempo a rientrare. Continuavano ad arrivare persone, soprattutto spagnoli, che chiedevano notizie di parenti, amici, conoscenti. Un elicottero volteggiava. Dalle 20.30 alle 21 la polizia ha fatto sgomberare i centri commerciali. Più o meno a quell’ora c’è stato un momento terribile. Ho sentito in contemporanea quello che mi è sembrato il rumore di un motore e delle grida. La gente urlava. Si erano sentiti degli spari. Era stata creata una specie di area stampa. La folla correva verso di noi, una folla enorme, senza controllo. Ha sfondato il cordone della polizia e ha travolto noi. Mi sono trovato contro il muro di un negozio di biancheria. Ho avuto davvero paura di essere schiacciato da quella folla impazzita, che non smetteva di urlare. Ho pensato che dovevo cercare di salvarmi in qualche modo. Mi sono arrampicato sulla saracinesca del negozio, non so neppure come ho fatto. Tutto è durato mezzo minuto. Mi è sembrata una eternità. Quando sono sceso ho scoperto di avere un ematoma su un braccio. Avevo perso il cellulare, il caricabatterie. Mi sono messo a cercarli in mezzo a tutto quello che c’era per terra». «Questa mattina – conclude il giornalista – ho parlato con una famiglia di francesi, in vacanza con degli amici. Erano rimasti chiusi al El Corte Ingles, che è un po’ la nostra Rinascente. Mi hanno detto: “Siamo venuti in Spagna dopo quello che era successo a Nizza lo scorso anno e ci siamo trovati dentro un incubo”».

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