La scuola cade letteralmente a pezzi: alunni in classe con il caschetto

Manifestazione dei genitori della Mameli dopo due crolli in pochi mesi

Alunni della Mameli a scuola con il caschetto

Alunni della Mameli a scuola con il caschetto

Milano, 18 maggio 2017 - Venti minuti alle otto, sta per suonare la campanella in via Linneo e arrivano puntuali alunni e genitori, col caschetto da cantiere in testa. «Perché la nostra scuola sta cadendo a pezzi. Perché non ci sentiamo più sicuri», ricordano ai cancelli delle medie Mameli. Impossibile rimuovere un fermo immagine datato 27 settembre: all’alba crolla il controsoffitto della palestra. Per fortuna non c’è sotto nessuno. Passano poco più di sei mesi e torna la paura: è il 19 aprile, crollano cinque metri quadrati di intonaco al primo piano, vengono chiusi i corridoi e alcune aule, due piani su tre vengono dichiarati inagibili e sette classi trovano ospitalità in altre scuole.

«Scene di ordinario pericolo alla Mameli – sottolinea una mamma, Francesca Tronca -. Mia figlia è in prima, l’esordio è stato così: 10 giorni dopo l’inizio della scuola è crollato il controsoffitto della palestra e subito ci siamo trovati di fronte a un muro di gomma. Quello che mi turba è la resa delle istituzioni: ‘Non ci sono i fondi’, ci rispondono. Ma non può essere un problema dei nostri figli, che hanno paura». «Quando sentono rumori e scricchiolii hanno l’istinto di andare sotto i banchi», conferma un’altra mamma, Elisabetta Sala. Suona la prima campanella, le 12 classi rimaste in Mameli entrano. Un’altra delegazione, caschetti rigorosamente in testa, continua sino alla Moscati. Attorno ci sono transenne fisse. «Non sono ancora iniziati i cantieri. Qui i fondi ci sono e non vengono spesi e in Mameli servono, non ci sono e si rattoppa come si può. Si chiama immobilismo burocratico», sottolinea un papà, Emanuele Di Nicolò. Cinque milioni sono stati investiti per la ristrutturazione di bagni, il rifacimento delle facciate e la copertura, le transenne servono per tutelare i passanti e gli studenti: c’è la possibilità che cadano a terra frammenti di cornicione. «I caschetti servono anche qui», ricorda un papà mentre gli alunni intonano un «Mameli, Moscati. Ci avete abbandonati». «Dopo il crollo della palestra pensavamo di essere stati ‘fortunati’, perché nessuno si era fatto male, e pensavano anche che avrebbero verificato tutto – racconta Paolo Carugo -. Poi si stacca un pezzo di intonaco di 5 metri quadri, sempre alle 7 di mattina, prima dell’arrivo dei ragazzi. Va bene che la fortuna aiuta gli audaci, ma se andiamo avanti così rischiamo di essere stupidi. Dobbiamo farli andare a scuola col caschetto? Adesso vogliamo capire se possiamo rientrare, se la scuola è sicura e vogliamo interventi definitivi». In questi giorni è stata ventilata anche l’ipotesi chiusura o un possibile smembramento: ma come smistare 450 ragazzi? Anche per il prossimo anno, nonostante l’accaduto, entreranno sei nuove prime, gli alunni sono in aumento. Il quartiere è legato alla sua scuola, la vuole salvare. Questa sera ci sarà un nuovo incontro fra Comune, scuola e famiglie. Il tema è arrivato sui banchi di Palazzo Marino anche con un’interrogazione urgente presentata dal consigliere comunale di centrodestra Alessandro De Chirico, presente alla manifestazione, e con una lettera indirizzata al sindaco Giuseppe Sala e firmata dagli alunni.

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