Per il medico era solo mal di pancia. Il giorno dopo morì di peritonite

Sotto accusa un medico del pronto soccorso della clinica Città Studi

L’ex Santa Rita, ribattezzata Istituto clinico Città Studi

L’ex Santa Rita, ribattezzata Istituto clinico Città Studi

Milano, 10 ottobre 2015 - Aveva una perforazione gastrica, non un semplice problema di stitichezza. Ma il dottore si limitò a prescriverle «alimentazione con fibre vegetali e idratazione adeguata» e a rimandarla a casa: la mattina dopo la paziente era già morta. È un clamoroso caso di malasanità quello che, secondo l’accusa, avrebbe come protagonista un medico dell’Istituto clinico Città Studi, erede di quella «Santa Rita» finita alle cronache giudiziarie come la clinica degli orrori. Quando la donna arrivò al pronto soccorso, quella mattina di dicembre di quattro anni fa, provava forti dolori addominali e stitichezza persistente. Il medico di turno nell’Istituto le fece fare una radiografia, ma poi – secondo la Procura non ebbe la pazienza di aspettare il referto di radiologia: diede uno sguardo alle lastre e la rimandò a casa nel giro un’ora.

Ventiquattro ore dopo, la paziente morì a causa di una perforazione gastrica degenerata in peritonite. La vicenda ha dell’incredibile. Tiziana V. si presentò in Pronto soccorso intorno alle otto e mezza di un lunedì mattina. Manifestava «forti dolori addominali e stitichezza persistente». Il dottore che la dimise un’ora dopo adesso è imputato di omicidio colposo e rischia il processo: stando all’accusa, infatti, pur avendo correttamente richiesto per la donna una radigrafia addominale, «ometteva di attendere il referto» dal quale invece emergeva la «possibile presenza di aria libera in sede sottodiaframmatica» e dunque il sospetto di una perforazione gastrica. Quando il responso arrivò, con firma del radiologo che segnalava la necessità di una Tac, era ormai tardi perché la paziente era stata dimessa né venne ricontattata.

Al medico del Pronto soccorso, quindi, la Procura imputa di non aver valutato correttamente le lastre anche prima di aver ricevuto il referto; già guardando bene il negativo avrebbe avuto elementi sufficienti per disporre una Tac. Il medico del Pronto soccorso è pure accusato, in conclusione, di non aver adottato «le misure terapeutiche adeguate per il trattamento dell’ulcera gastrica perforata» perché, ovviamente, si sarebbe dimenticato di diagnosticarla.

mario.consani@ilgiorno.net

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