"Bimbi maltrattati a scuola", lezioni choc: "Ma no rintronato, testa di rapa..." / VIDEO

"Quella maestra è il diavolo". Il racconto delle vittime e le urla registrate della docente

Alcuni disegni dei bambini che avrebbero subìto maltrattamenti dalla maestra: in due di questi si vede  una donna che sgrida un bimbo

Alcuni disegni dei bambini che avrebbero subìto maltrattamenti dalla maestra: in due di questi si vede una donna che sgrida un bimbo

Milano, 20 ottobre 2016 - "Mia figlia mi ha raccontato che se sbagliava a fare dei compiti la maestra la riprendeva urlandole frasi del tipo "Ma ce l’hai il cervello?... dove hai il cervello?". La maestra riprendeva spesso lei e i bambini più vivaci o con delle difficoltà per degli errori che facevano dando loro degli scappellotti sulla nuca o facendoli sbattere con il viso sul quaderno o ancora avvicinandosi all’orecchio urlando in maniera molto forte". A parlare è la mamma di Miriam (nome di fantasia), bambina affetta da ritardo cognitivo e seguita da una psicologa di un centro specializzato. Per anni avrebbe subìto i maltrattamenti della docente sessantenne sospesa per dodici mesi (che era a conoscenza del difetto intellettivo della sua allieva), tanto che la notte aveva frequenti incubi: "No, non voglio, mi fai male... aiuto... aiuto", le urla nel sonno prima di svegliarsi in lacrime.

Andrea (altro nome di fantasia) aveva reagito più o meno allo stesso modo, come spiegato dalla mamma agli investigatori della Squadra mobile: "Si attaccava alle mie gambe perché non voleva più andare a scuola, mi abbracciava forte... era tornato a dormire nel lettone... capriccioso... manesco e con atteggiamenti nervosi". Febbre alta e brutti sogni. E poi quel tic nervoso: il bimbo aveva preso ad alzare continuamente la spalla destra mostrando la scapola. Michele, invece, un giorno si mise a correre verso il bagno di casa e urlò: «La maestra è il diavolo». E potremmo andare avanti ancora con le ricostruzioni di padri e madri, corroborate dalle testimonianze dei figli durante le audizioni a sorpresa dei poliziotti, che hanno adottato tale modalità per preservare la genuinità dei racconti e scongiurare il rischio di «contagio dichiarativo» tra i minori e tra questi ultimi e i genitori. Piccoli indifesi strattonati per la felpa, quaderni lanciati dalla finestra e stick di colla scagliati contro il malcapitato di turno. Testimonianze che hanno trovato riscontro, a modo di vedere del pm e dei giudici del Riesame che hanno sospeso la donna dall’insegnamento, nei fotogrammi choc ripresi da una telecamera installata in classe. Due settimane con vista sull’aula a fine 2015 per chiudere il cerchio. È la mattina del 2 dicembre, e nel mirino finisce un bambino seduto in prima fila: "Ma no da quella parte lì!!! – gli urla in faccia – Rintronato... c’è scritto il tuo nome! Non da quella parte lì... testa di rapa! Guarda, ve l’ho fatto vedere!". Due giorni dopo, l’escalation di angherie. "Cavolo e non c’è una volta (con le mani che sbattevano violentemente sulla cattedra, ndr)... omprello eh madonnina del parabrezza... ombrello con la ‘b’...". Si passa al pomeriggio.

I bimbi sono impegnati a decorare i muri della classe, si avvicina Natale: "Prima ne avevo due, adesso ne ho quaranta, non riesco a muovermi... sono stanca... ora c’ho qualcuno dietro, che adesso gli do una gomitata in faccia se non si leva!". Poi l’ordine perentorio: "Mi raccogli tutte le stelle... tutte... perché se me ne manca qualcuna sclero". E così un piacevole diversivo si trasforma in un’occasione per terrorizzare gli alunni. E per sfogare frustrazioni: "Mamma ragazzi, io odio il Natale... lo odio... A me il Natale fa venire il nervoso che voi non avete neanche un’idea... io odio il Natale... vedrete quando sarete vecchi come me...". nicola.palma@ilgiorno.net

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