Risse in assemblea e antichi rancori. "La crisi ha peggiorato le tensioni tra vicini"

Il presidente degli amministratori di condominio, Leonardo Caruso: "Spazi per il dialogo"

Un'immagine generica di lite tra vicini di casa

Un'immagine generica di lite tra vicini di casa

Milano, 18 luglio 2017 - Liti che spesso hanno origine da episodi di poco conto, il volume della musica troppo alto, un parcheggio occupato o una porta sbattuta all’improvviso. Rancori che si trascinano per mesi, fino a quando la rabbia sfocia in aggressioni fisiche. «Purtroppo le liti tra privati sono all’ordine del giorno, e continuiamo a registrare casi di risse durante assemblee di condominio o aggressioni tra vicini», spiega Leonardo Caruso, presidente milanese dell’Associazione nazionale amministratori di condominio (Anaci), dal 1990 impiegato in una società che attualmente gestisce un’ottantina di nuclei abitativi tra Milano e hinterland. «I condomini sono estranei che si trovano a condividere gli stessi spazi - sottolinea - la crisi e il clima di disagio sociale di questi anni hanno acuito la tensione, assieme al venire meno di rapporti e all’assenza di spazi dove poter dialogare». E il condominio rischia di diventare «una bomba a orologeria».

Sono migliaia ogni anno, solo in Lombardia, le denunce che le persone sporgono contro il proprio vicino di casa. Episodi che finiscono per ingolfare le aule giudiziarie. Dal 2013 la mediazione è obbligatoria per le controversie su alcune materie, tra cui le liti condominiali, con l’obiettivo di evitare il sovraccarico degli uffici giudiziari. Ma il sistema non decolla. Uno spaccato sul fenomeno emerge dagli ultimi dati relativi all’organismo di mediazione gestito dall’Ordine degli avvocati di Milano, competente sul territorio del capoluogo lombardo e hinterland. Da gennaio a maggio su 130 procedimenti sulle liti condominiali già definiti nessuno è andato a buon fine: 77 non sono mai iniziati a causa della mancata presentazione di una delle parti; 49 si sono arenati al primo incontro e gli ultimi quattro sono andati avanti ma si sono conclusi con esito negativo. Cause che, al termine dell’iter, sono quindi approdate davanti a un giudice. «Quando le liti sfociano in violenze entrano in causa meccanismi psicologici - prosegue Caruso - ed è difficile pianificare un intervento. Servirebbero percorsi con esperti nella gestione dei conflitti, per aprire un dialogo tra condomini ed evitare che la situazione degeneri».

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