Grave stato di sofferenza in clinica: il caracat Grum può tornare a casa

La pm Siciliano firma il decreto per l’affidamento in custodia alla padrona

Anelia Kancheva, 35 anni,  indagata per detenzione di animali pericolosi, con il suo Grum

MILANO 06 01 2017 - CAMPIONATO DI CALCIO SERIE A - MILAN CROTONE - ALESSIO ROMAGNOLI - FOTO MARMORINO-NEWPRESS.

Milano, 19 gennaio 2018 - Il caracat Grum va agli ‘arresti domiciliari’ nella casa della sua padrona, che era solita portarlo a passeggio ai giardini Montanelli con tanto di collare tempestato di brillantini, tra la curiosità dei passanti. Un animale insolito e dalle lunghe orecchie, incrocio creato in laboratorio tra lince del deserto (il caracal) e gatto europeo, che nelle scorse settimane era stato sequestrato per via della sua presunta pericolosità.

Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, infatti, ha firmato un decreto con cui dispone il suo affidamento in custodia giudiziale alla proprietaria, perché l’attuale collocazione nella clinica veterinaria San Francesco «pare provocare un grave stato di sofferenza nell’animale». Grum è uscito quindi dalla gabbia. E la sua padrona, Anelia Kancheva, una 35enne bulgara che vive con le due figlie adolescenti, ha potuto riabbracciarlo. La vicenda giudiziaria, però, è solo all’inizio. La donna resta indagata per detenzione di animali pericolosi per l’incolumità pubblica. Le fotografie del caracat a passeggio nel centro di Milano avevano fatto il giro della rete. I carabinieri del Nucleo forestale avevano identificato la proprietaria, e l’11 gennaio era scattato il sequestro. Il caracat è finito in gabbia, ma la padrona non si è arresa. Una petizione online per chiedere il riaffido alla famiglia ha raccolto 50mila firme nell’arco di pochi giorni. E si è aperto anche un dilemma. Il caracat è un animale selvatico, come la lince del deserto, o domestico come il gatto europeo? È più pericoloso di un cavallo o di un cane addestrato alla difesa, il cui possesso è legittimo?

L’avvocato Stefano Sutti, legale della padrona, non ha dubbi. «La legge vigente non considera minimamente i caracat – spiega – che sono ibridi, prodotti come animali da compagnia, che non esistevano neppure al momento della formazione dell’elenco degli animali vietati. Dato che quelli come Grum producono prole feconda con i gatti domestici appartengono per definizione alla specie dei gatti, di cui rappresentano una razza». Chiama quindi in causa le autorità italiane che «ne hanno consentito l’importazione verificando razza e identità dal chip e dai documenti» quando l’animale, nato in Belgio e acquistato in Repubblica Ceca per 10mila euro, fu portato in Italia. Nel decreto il procuratore aggiunto Siciliano spiega che i veterinari della clinica San Francesco hanno dato rassicurazioni sulla sua docilità. Finito in gabbia, Grum aveva iniziato a rifiutare il cibo. Anche perché a casa è sempre stato abituato a gironzolare in libertà.

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