Uccise 3 persone a picconate, giudici Appello: Kabobo agì per rancore

Lo affermano i giudici della seconda corte d'appello nelle motivazioni della sentenza con cui, in sostanza, hanno confermato la condanna a 20 di reclusione più 3 anni di casa di cura. E hanno aggiunto: "Danno d'immagine a Expo"

In un fermo immagine Adam Mada Kabobo, si allontana dal luogo dell'aggressione con il piccone in spa

In un fermo immagine Adam Mada Kabobo, si allontana dal luogo dell'aggressione con il piccone in spa

Milano, 4 febbraio 2015  - Omicidio a picconate, confermata in appello la condanna per Adam Mada Kabobo. L'azione criminale del ghanese fu "agevolata dalla malattia che gli suggerì il mezzo per consentirgli di perseguire il suo lucido progetto di esprimere rancore e sfinimento per le sue esperienze di quotidiana lotta per la sopravvivenza". Lo scrivono i giudici della seconda Corte d'Assise d'Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 20 gennaio avevano confermato la condanna a 20 anni di carcere in primo grado.

Secondo i giudici, che citano alcuni passaggi della perizia psichiatrica, Kabobo "non agì perché vinto dalla patologia che gli è stata diagnosticata". Egli non era 'caduto nel crimine perché vinto completamente dagli impulsi patologici ai quali non ha saputo o potuto resistere - si legge nelle motivazioni della sentenza - Le 'vocì gli avevano suggerito un possibile sviluppo-epilogo della sua situazione, ricordandogli ciò che avveniva nei suoi territori d'origine ove le persone uccidevano con i picconi". Kabobo, si legge nelle motivazioni della sentenza, quindi "colse in quel suggerimento l'occasione per scaricare emotivamente la tensione interna causata dal rancore che egli provava nella realtà quotidiana e per dare corso alla suavolontà di imporre una svolta radicale alla situazione di abiezione che egli tutti i giorni, da alcuni mesi, viveva lucidamente". 

Secondo i giudici il caso di Adam Kabobo rappresenta un "danno d'immagine" per una città come Milano soprattutto in vista di Expo che prenderà il via proprio nel capoluogo lombardo a partire dal prossimo maggio. Soprattutto perché la vicenda del cosiddetto "picconatore" ha di fatto "azzerato" la "costosa attività di promozione dell'immagine della città anche all'estero". Un danno di immagine che secondo i giudici non investe soltanto le istituzioni preposte alle sicurezza pubblica, Prefetto e Questore, ma la stessa amministrazione comunale targata Giuliano Pisapia. Perché "se il Comune interviene e collabora in tali funzioni - si legge ancora nel provvedimento - è evidente che un omicidio plurimo di grande efferatezza e clamore mediatico diffonde l'idea dell'inefficienza delle attività intraprese in sinergia e coordinamento con le iniziative del Prefetto e delQuestore".

"LE VOCI MI TRANQUILLIZZAVANO" - Kabobo aveva spiegato ai periti di «sentire 'vocI'» che «avevano contenuto consolatorio». Nelle motivazioni della sentenza vengono riportate, quindi, alcune dichiarazioni rese dall’uomo sulle sue allucinazioni uditive. «Mi dicevano e mi chiedevano di stare tranquillo perché tutti i miei problemi si sarebbero risolti - aveva spiegato Kabobo ai periti -. Non credo che siano spiriti maligni, anzi secondo me erano buoni perché mi tranquillizzavano e mi dicevano che prima o poi le cose migliorano». Le 'voci' lo avrebbero quindi convinto di essere «il creatore del mondo». «Queste voci mi dicevano che la popolazione africana, la parte del Nord, anche loro stavano uccidendo le persone con i picconi - aveva detto il ghanese - quindi mi sono sentito anche io di fare la stessa cosa». Le allucinazioni uditive, annotano i giudici, «non stabiliscono che Kabobo debba aggredire e uccidere, ma si limitano a ‘suggerirè una determinata condotta». Kabobo, che secondo i giudici aveva una «residua capacità di autodeterminazione», avrebbe agito «in analogia a quanto gli narrano le ‘vocì ma nel perseguimento dei suoi lucidi obiettivi» e la sua «determinazione a uccidere alberga nel sentimento di rancore che lo assediava e non nel soggiacere alle ‘vocì». L’immigrato, infatti, ha dichiarato: «Visto che sono io il creatore e poi dormivo in mezzo alla strada, avevo freddo, non avevo da mangiare (...) tutti questi problemi io li ho accumulati e mi hanno condotto a fare tutto quello che ho fatto».

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