Terrorismo, chiesto rito immediato per 4 estremisti: trovato coltello per sgozzare

In casa di uno jihadista trovato un pugnale da combattimento simile a quelli utilizzati dai miliziani dell'Isis per decapitare gli ostaggi

Abderrahim Moutaharrik (Ansa)

Abderrahim Moutaharrik (Ansa)

Milano, 19 settembre 2016 - Avevano già ottenuto la "tazkia", l’autorizzazione per recarsi in Siria per andare ad arruolarsi nelle file dell’Isis. E quando il 28 aprile scorso sono stati arrestati, la loro partenza era imminente. Adesso il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Enrico Pavone e Francesco Cajani hanno chiesto il processo con rito immediato nei confronti di quattro presunti estremisti islamici, tutti marocchini e tutti residenti tra Varese, Lecco e Como. Sono il campione internazionale di kick boxing Abderrahim Moutaharrik, 27 anni, da tempo residente a Lecco con la moglie Salma, il connazionale Abderrahmane Khachia, 23 anni, che abitava a Brunello nel Varesotto ed è fratello di un “martire” della jihad e Wafa Koraichi, 24 anni, che abitava a Baveno, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore ed è la sorella di Mohammed, un aspirante mujahidin che con la moglie italiana, Alice Brugnoli, e i 3 figli piccoli sarebbero partiti circa un anno fa da Bulciago, paesino nel Lecchese, per raggiungere la Siria. A denunciare la scomparsa della famiglia, era stata la nonna materna.

Il “motore” del gruppo era proprio Moutaharrik, che vantava contatti diretti con il Califfato e che aspirava più degli altri a diventare un “martire di Allah”, organizzando un attentato nel nostro Paese. Tra gli obiettivi possibili, aveva individuato il Vaticano o l’ambasciata di Israele nella Capitale. Un messaggio indirizzato al pugile, partito dalla Siria ma intercettato dagli inquirenti milanesi, recitava: "Se fai un attentato, è una cosa grande". E proprio lui era il destinatario di un “poema bomba”, che un dignitario del Califfato, probabilmente un principe, gli aveva inviato online. Il componimento conteneva tutte le indicazioni per commettere un atto terroristico in Occidente. In casa di Moutaharrik, gli investigatori della Digos hanno trovato, nelle perquisizioni successive all'arresto, un "pugnale da combattimento" simile a quello usato "da un miliziano del 'Califfato'" su una persona "decapitata" e che si vede in "un filmato" rinvenuto nello smartphone del marocchino. 

Oltre al pugnale, nell'abitazione è stata trovata anche "la tunica" appartenuta a Oussama Khachia, giovane che viveva a Varese e morto 'martire' in Siria combattendo per l'Isis. In un'informativa Digos, infatti, viene chiarito che il pugile marocchino "custodiva accuratamente all'interno di un cassetto del mobile allocato nella camera da letto della propria abitazione, la 'tunica' appartenuta ad Oussama Kahchia (il fratello è stato arrestato nell'inchiesta, ndr) e consegnatagli a guisa di 'investitura' dal padre di quest'ultimo". Di questa consegna si parlava già nelle intercettazioni agli atti. A casa del pugile, inoltre, "sono stati rivenuti anche i progetti cartacei manoscritti e presumibilmente realizzati a due mani dalla coppia e finalizzati alla successiva realizzazione della casacca di colore nero riportante le scritte riconducibili all'Isis indossata da Moutaharrik stesso in numerosi combattimenti". Casacca "anche ostentata sul proprio profilo Facebook".

Sempre nell'abitazione dei due presunti 'soldati' dell'Isis "sono state rinvenute - scrivono gli investigatori - anche alcune agende e fogli cartacei di particolare interesse" scritti dalla moglie del pugile, Salma Bencharki. In particolare, tra le pagine di un'agenda "risulta vergato a mano l'intero 'poema bomba'", già in parte agli atti dell'inchiesta e che, tra le altre cose, recita: "Accendi il fuoco sulla folla affluente, versa sulla testa del crociato granate". Nell'agenda gli investigatori hanno rintracciato anche "vergati", a mano e in lingua araba, "tre tipi di giuramento di fedeltà ai vari leaders del Califfato". E poi ancora fogli con un "brano" spesso "ascoltato da entrambi i coniugi durante il tragitto in autovettura; il brano recita un saluto rivolto ad 'Al Baghdadi' e allo Stato Islamico ed inneggia alle gesta dei suoi 'eroi'".

La richiesta di processo con rito immediato, con al centro l'accusa di terrorismo internazionale, dovrà essere ora valutata dal gip Manuela Cannavale e, in caso di via libera, gli imputati avranno tempo per chiedere riti alternativi.

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