La Regione: i medici visitino a casa. Per l’Ordine "lo fanno già se serve"

Scontro sugli ospedali affollati. Intanto un pediatra su 5 è in ferie

L’influenza sta riempiendo i pronto soccorso. E nei prossimi giorni è atteso il picco stagionale

L’influenza sta riempiendo i pronto soccorso. E nei prossimi giorni è atteso il picco stagionale

Milano, 7 gennaio 2018 - Il picco dell’influenza stagionale è atteso tra questo weekend e la prossima settimana, e i pronto soccorso (soprattutto pediatrici) già scoppiano. L’Ats Metropolitana dal 21 dicembre viaggia tra quattro e cinquemila accessi al giorno (con frenata a Capodanno), e aumentano rispetto all’anno scorso i codici bianchi, che hanno sfondato quota 700 il 26 dicembre. Dal 1° al 4 gennaio i reparti d’emergenza hanno valutato 16.913 persone che non avrebbero dovuto recarsi in ospedale. E magari qualcuna non l’avrebbe fatto, se avesse trovato il proprio medico di base: è il ragionamento dell’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, che spiega d’aver «sensibilizzato, attraverso le Ats e soprattutto quelle coi maggiori afflussi come Milano e Varese, i medici di medicina generale per favorire le visite domiciliari». Parole che hanno fatto scattare il presidente dell’Ordine dei medici di Milano sulla sua pagina Facebook: secondo Roberto Carlo Rossi nella nostra città «i Mmg da sempre attuano le visite domiciliari a quei pazienti che ne hanno reale bisogno e non serve a niente “sensibilizzarli” a fare una cosa che già fanno».

Segue battibecco ad alta pressione sanguigna con l’assessore. «Visto che questa situazione si ripete ogni anno – attacca Rossi, che è anche leader del sindacato Snami, controllato dai medici della mutua – che ne direbbero i politici di aumentare gli organici negli ospedali e introdurre l’educazione sanitaria nelle scuole, per veicolare concetti semplici come il fatto che non bisogna correre in pronto soccorso il secondo giorno che uno ha 37,8° a 35 anni?» Gallera replica ricordando i quattro milioni stanziati agli ospedali per fronteggiare l’emergenza con assunzioni e anche affitto letti presso terzisti; «in merito all’educazione sanitaria - aggiunge - ci aspettiamo che i Mmg, che paghiamo per curare tutti i cittadini, diano indicazione ai lori assistiti di non correre ai pronto soccorso per poche linee di febbre ma invece chiamare sul cellulare il loro medico che, come affermi, sicuramente è sempre disponibile per un consulto e quando serve una visita a domicilio». Sottotraccia c’è lo scontro sulla riforma appena avviata della gestione dei malati cronici, osteggiata da molti medici di base milanesi.

«Siamo consapevoli», non aveva mancato di ricordare l’assessore, «che questa situazione sia figlia di una presa in carico sul territorio poco efficace soprattutto dei pazienti over 65 anni». In media il 30% degli utenti dei pronto soccorso, ma salgono al 40% tra metà dicembre e metà gennaio. «Un problema che contiamo di risolvere con una maggiore sensibilizzazione alla vaccinazione antinfluenzale e la riforma (il “gestore”, ndr) che garantirà un monitoraggio personalizzato evitando il ricorso alle cure ospedaliere a causa dell’assenza dei medici di famiglia che normalmente si verifica nei periodi delle festività». Dal 27 dicembre al 4 gennaio all’Ats Metropolitana (che include tutto l’hinterland e Lodi) risultavano in vacanza 96 medici della mutua su 2.168 (il 4,4%) e 33 pediatri su 418 (il 7,8%). Con picchi tra il 27 e il 29 dicembre (assenti il 7,8% dei medici e il 15% dei pediatri) e dal 2 al 4 gennaio, con 212 medici di base in ferie (il 9,8%, quasi uno su 10) e 78 pediatri (il 18,7%, poco meno di uno su cinque). Ma medici e pediatri sono obbligati a comunicare all’Ats solo le assenze superiori a tre giorni lavorativi (che, oltretutto, prevedono un sostituto): considerando weekend e festivi, entrambe le categorie potevano stare fuori servizio da sabato 23 al primo gennaio incluso senza dichiararlo e senza entrare in questa statistica.

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