Incinta, muore dopo le dimissioni: eco sparita, cade l’accusa ai medici

Caso San Pio X, morirono mamma e bimbo. Il pm chiede l'archiviazione

Il cesareo d'urgenza al Niguarda non riuscì a salvare mamma e bambino

Il cesareo d'urgenza al Niguarda non riuscì a salvare mamma e bambino

Milano, 7 febbraio 2018 - Un ricovero d’urgenza all’ottavo mese gravidanza, gli esami tutti nella norma, tranne un’ecografia che non è più nella cartella clinica. Quelle immagini diagnostiche forse avrebbero potuto far luce sulla morte di Katia, 40 anni, che insieme al suo bambino non è sopravvissuta alla rottura dell’utero, ma quelle immagini non si trovano più e adesso l’inchiesta va verso l’archiviazione. È un episodio grave quello che è avvenuto alla San Pio X, una delle più prestigiose cliniche private milanesi, all’epoca di proprietà della Fondazione Opera San Camillo (solo alcuni mesi dopo fu acquisita dal gruppo Humanitas). La Procura di Milano, però, ha dovuto chiudere con un nulla di fatto le indagini sulla misteriosa sparizione dell’ecografia, non riuscendo a individuare chi l’abbia cancellata. E la stessa sorte è toccata all’inchiesta sulla tragica morte della mamma e del suo bambino.

Katia  e il marito si sono presentati in clinica il 16 ottobre 2015. La donna lamentava forti dolori addominali. Niente di insolito, dato che ormai al parto mancavano una manciata di giorni. Due medici e un’ostetrica l’hanno presa in carico e le hanno fatto tutti gli esami del caso. Dai risultati, secondo due esperti nominati dalla Procura, non è emerso «alcun indizio della rottura dell’utero in corso», che poche ore dopo avrebbe portato la 40enne e il figlio alla morte, nonostante il tentativo disperato dei medici del Niguarda di praticare un cesareo d’urgenza. Anche l’ecografia, a quanto hanno riferito i medici ai pm Roberta Colangelo e Maura Ripamonti, che ha ereditato il fascicolo dalla collega, non avrebbe evidenziato elementi allarmanti. Di quell’esame, però, non è rimasta traccia perché qualcuno lo ha eliminato «intenzionalmente» dalla cartella clinica della paziente, si legge nella richiesta di archiviazione firmata dalla Procura per i quattro medici e l’osterica della clinica privata e del Niguarda indagati per per omicidio colposo e aborto colposo. Quello di Katia, poi, «com’è testimoniato dalla circostanza», è «l’unico esame che risulta essere stato cancellato su quell’apparecchio», scrive il pm, mentre «sono regolarmente presenti l’ecografia precedente e quella successiva».

Senza quelle immagini, per la Procura, non è possibile fare luce sulla tragedia. «Forse maggiori elementi avrebbero potuto essere tratti dall’ecografia eseguita – scrive ancora il pm Ripamonti - Impossibile però sostenerlo in assenza delle immagini. Non è escluso, anzi è verosimile, che chi l’ha cancellata abbia agito proprio con questo obbiettivo». Se davvero l’esito dell’esame fosse stato tranquillizzante, perché eliminarlo? I familiari di Katia, rappresentati dall’avvocato Luigi La Manca, si sono opposti alla richiesta di archiviazione. Spetterà al gip Laura Marchiondelli decidere sulle sorti del fascicolo. «Il marito è fermamente determinata a ottenere delle risposte. Vuole capire se effettivamente i medici e l’ostetrica indagati abbiano fatto tutto il possibile per salvare sua moglie e suo figlio che stava per nascere», ha spiegato l’avvocato La Manca che si dice «sconcertato» anche dalle lungaggini dell’indagine.

 

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