Incendio a Quarto Oggiaro, una vicina: "Ho visto Haytam davanti alla porta"

La donna: poi sono uscita coi miei genitori, pensavo fosse sceso giù

La manifestazione in via Cogne in ricordo del ragazzino

La manifestazione in via Cogne in ricordo del ragazzino

Milano, 17 febbraio 2018 - È una testimonianza che potrebbe indirizzare le indagini. E soprattutto alleggerire piuttosto che appesantire le posizioni di alcune delle persone coinvolte nella tragica fine di Haytam Errafi, il 13enne italo-marocchino intossicato dal fumo sprigionato dall’incendio di mercoledì nella torre di via Cogne 20 a Quarto Oggiaro.

Finora si era sempre detto che il ragazzo era rimasto intrappolato nell’appartamento e che era stato costretto a rifugiarsi in bagno per scampare al calore insostenibile sprigionato dalle fiamme al piano sottostante. E invece le parole della vicina di casa sembrano fornire un’altra versione. La donna ha riferito di essere uscita sul pianerottolo dell’undicesimo piano appena si è accorta del fumo che le stava entrando in casa e di aver visto Haytam sulla soglia d’ingresso dell’abitazione che condivideva con la madre e due sorelle. Poi la signora è rientrata per aiutare i genitori disabili a mettersi in salvo e una volta fuori ha notato che la porta di casa Errafi era chiusa; a quel punto, ha pensato che il ragazzo fosse già sceso in strada e si è tranquillizzata.

Purtroppo, non era così. Cos’è successo? Probabilmente, ipotizzano gli investigatori, il 13enne, affetto da un disturbo emotivo che ne aveva reso necessario il trasferimento in una comunità per minori, non si è reso conto della gravità della situazione ed è rientrato nell’abitazione, salvo poi cercare riparo nella vasca riempita d’acqua. Lì lo hanno trovato i soccorritori, che l’hanno adagiato su un telo arancione e trasportato a braccia per undici piani di scale: inutili sia i prolungati tentativi di rianimazione che l’utilizzo della macchina per la circolazione extracorporea, Haytam è stato dichiarato morto alle 10.04 di giovedì. Al momento, nel registro degli indagati sono stati iscritti gli inquilini del bilocale al decimo piano, quello in cui si è sviluppato il rogo (verosimilmente dal malfunzionamento di una caldaia già difettosa): si tratta di una coppia di ecuadoregni, la 50enne Elena Colombia Garboa e il 64enne Carlos Cagua; la donna è titolare del contratto d’affitto, il marito figura come convivente. Per entrambi, le ipotesi di reato formulate dal pm Ilaria Perinu, che coordina le indagini dei carabinieri della Compagnia Magenta, sono incendio colposo e omicidio colposo. Resta da chiarire pure la posizione del gestore del palazzo popolare, cioè Metropolitana Milanese: per adesso, non sarebbero emerse responsabilità a carico della società e dei suoi responsabili, anche perché da contratto la manutenzione ordinaria della caldaia autonoma spetta ai locatari.

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