La Cassazione bastona gli idraulici: "Macché crisi, voi lavorate sempre"

L’artigiano non versava gli alimenti. "Senza soldi? Non è credibile"

Un idraulico al lavoro

Un idraulico al lavoro

Milano, 16 gennaio 2018 - Il mestiere dell’idraulico, si sa, non conosce crisi. Sembra un luogo comune ma la considerazione, da ieri, trova conferma anche presso i giudici in Cassazione. La Suprema Corte, infatti, ha rigettato il ricorso di un professionista lombardo, Francesco M., confermando una sentenza della Corte d’Appello di Milano che lo aveva condannato a versare l’assegno di separazione a favore dell’ex moglie e dei figli facendo riferimento, nel motivare la decisione, alle caratteristiche di un settore che pare immune dalle bizze dell’economia. Professione che, anche nel sentire comune, consente di ottenere guadagni soddisfacenti e permette un tenore di vita di tutto rispetto.

L'artigiano sosteneva di essere rimasto senza lavoro per la crisi, come si evinceva dalle dichiarazioni dei redditi depositate davanti ai giudici. Per questo a suo dire non poteva pagare tutti i mesi 600 euro di mantenimento per i due figli minori – oltre al 50% delle spese extra – e 200 euro per la moglie dalla quale si era separato, andando a vivere con una nuova partner che, a suo dire, era «costretta» a mantenerlo facendo fronte alle spese e alle necessità di tutti i giorni con il suo magro stipendio. Ma i giudici d’appello gli avevano dato torto, confermando le statuizioni economiche decise in primo grado. I magistrati, infatti, avevano sostenuto «la non credibilità della situazione attuale di disoccupazione e delle dichiarazioni del redditi».

Quella dell’idraulico, infatti, si legge nelle motivazioni della sentenza, è «una professionalità sempre richiesta» in un settore «che non conosce crisi». I giudici avevano considerato più verosimile che il papà separato «svolgesse attività di lavoro magari in nero» o disponesse di risparmi accumulati nel corso degli anni con la sua redditizia attività. Ad ogni modo erano «poco credibili» le sue insistenze sullo stato di disoccupazione avendo «una professionalità sempre richiesta, quale quella dell’idraulico, settore che non conosce crisi». In Cassazione la difesa di Francesco M. ha contestato il parere delle toghe di Milano dicendo, in sostanza, che era basato su luoghi comuni e voci di popolo a proposito degli idraulici. Ma non ha fatto breccia.

Per i giudici supremi, che hanno reso definitiva e non più appellabile la sentenza, «la Corte ha operato una valutazione comparativa dei due coniugi e del tenore di vita coniugale goduto in costanza di matrimonio, limitandosi a ritenere, all’esito di tale vaglio, non credibile l’attuale situazione di disoccupazione del coniuge obbligato al mantenimento dell’altro coniuge e dei figli, tenuto conto delle condizioni personali (età, salute) e della professionalità specifica (idraulico), il che non tradisce l’utilizzo di criteri di notorietà giuridicamente inesatti o di mere congetture». In ogni caso si tratta di un «soggetto in salute, giovane, con capacità lavorativa specifica e che può adattarsi a reperire altro lavoro». Un monito, insomma, a rimboccarsi le maniche e a mettere mano al portafogli per mantenere l’ex moglie e i figli, perché il mestiere dell’idraulico non conosce crisi.

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