"Io, libera in acqua in città un po’ meno". Giulia Ghiretti torna dopo Rio / FOTO

Intervista alla nuotatrice paralimpica che ha conquistato un argento e un bronzo. A Milano vive e studia al Politecnico

Giulia Ghiretti, 22 anni, festeggiata al rientro in Italia

Giulia Ghiretti, 22 anni, festeggiata al rientro in Italia

Milano, 26 settembre 2016 - "Quando entro in acqua mi sento libera. Ma quando sono a Milano, muoversi non è così semplice. Non posso usare i mezzi, vado in auto". Giulia Ghiretti, 22 anni, studentessa di Ingegneria biomedica al Politecnico e campionessa paralimpica di nuoto, due medaglie a Rio 2016, ci racconta la sua esperienza fuori e dentro la vasca.

Partiamo dalle due gare vincenti.

«Prima ero molto tesa, soprattutto nei 100 rana perché venivo da tre argenti agli Europei di Eindhoven e Funchal e ai mondiali di Glasgow. Al termine della gara dei 50 farfalla non credevo di aver vinto la medaglia di bronzo, è stata un’emozione davvero indescrivibile. Ciò che si vive a bordo vasca in quei momenti azzera la fatica fatta, non si pensa ai sacrifici e al duro lavoro. In quel momento sai solo che sei riuscita a superare te stessa dando il massimo. Per la rana era diverso, avevo aspettative alte, dopo aver vinto l’argento ai mondiali 2015 sapevo di dover mantenere il titolo. Ma un conto è saperlo e un conto è farlo…»

Riviviamo la seconda gara

"Ripensandoci, non mi sono nemmeno resa conto di come sono entrata. È come se avessi un black out. Ma la gioia dell’arrivo quella la ricordo!"

Cos’ha provato o pensato quando è salita sul podio?

"Al bronzo non ci credevo, mi sembrava strano. Con l’argento ho portato a termine il cammino di questi quattro anni. Ora ne inizia uno nuovo".

Ha stabilito anche diversi record italiani. Come ha festeggiato insieme a Federico Morlacchi (ndr oro a Rio2016) le medaglie vinte?

"A Casa Italia, con altri atleti. Chi vince medaglie alla sera è ospite e si festeggia".

Venendo ai suoi studi, perché ha scelto il Politecnico e perché Biomedica?

"Inizialmente ero indecisa: volevo fare matematica, poi medicina, fisica, ingegneria... Quando sono venuta a conoscenza di questa facoltà ho trovato la soluzione. Il Politecnico ha progetti interessanti, Milano non è lontana da casa, Parma, mi dà la possibilità di tornare nei weekend per riposarmi. Inoltre avevo la possibilità di allenarmi con quello che è diventato il mio allenatore ufficiale. Massimiliano Tosin, a cui poi si è aggiunta Micaela Biava".

Milano è una città difficile da girare per una persona in carrozzella?

"Diciamo che non è semplicissima. Io per esempio mi muovo sempre in macchina per facilitarmi gli spostamenti ma poi c’è il traffico che bisogna mettere in conto. D’altronde i mezzi pubblici per me sono impossibili da usare. Ho tempi molto serrati e gli spostamenti devono essere i più funzionali possibile".

Lei era ginnasta artistica. Perché, dopo l’incidente sul trampolino del 2010, per ricominciare puntò sul nuoto?

"Perché è l’unico sport in cui non sei seduto e il tuo corpo è libero. Io ho solo continuato la mia vita con l’aiuto dei genitori, della famiglia e di tutti gli amici".

Cosa direbbe a un giovane che si ritrovasse in una situazione simile?

"Di non abbattersi, di andare avanti e sperimentare perché il mondo è pieno di persone e cose da conoscere e scoprire e di possibilità che a volte non si vedono, ma ci sono".

Prossimi impegni sportivi?

"Mondiali in Messico tra un anno. Ma prima vorrei studiare. Quest’anno con gli allenamenti ho un po’ trascurato l’università".

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