Gang dei ragazzini di buona famiglia. "Rapine per comprarsi abiti firmati"/ VIDEO

Spietati e autori di almeno 30 colpi. Poi sfoggiano i vestiti sul web

Il fermo immagine di un furto ripreso dalle telecamere

Il fermo immagine di un furto ripreso dalle telecamere

Milano, 23 novembre 2017 - Puntavano i coetanei nei parchi, li seguivano e li minacciavano - in un caso con un coltello - per impossessarsi di soldi e cellulari. Poi scappavano col bottino, che poi spendevano per acquistare capi e accessori rigorosamente griffati da indossare e da sfoggiare subito su Facebook. In azione una baby gang formata da sette ragazzi tra i 14 e i 18 anni, smantellata dalla polizia che ieri ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare: il «capo» della banda, di origine tunisina, diventato maggiorenne a maggio, è stato rinchiuso al Beccaria. Un altro neo 18enne e un 15enne sono stati invece affidati a una comunità. Per tutti gli altri, tra il 15 e i 17 anni, che avrebbero avuto un ruolo marginale, è scattata una denuncia.

Tutti ragazzini di famiglie «normali» residenti in centro. I reati che vengono loro attribuiti vanno dal furto allo scippo alla rapina. E secondo la polizia sono almeno trenta i colpi messi a segno dalla gang (19 presi in considerazione nell’ordinanza, altri avvenuti in seguito) tra maggio e ottobre tra il Giardino della Guastalla, il parco di largo Marinai d’Italia, quello della Rotonda della Besana e quello di viale Campania alle spalle del Museo del Fumetto.

In un caso i baby criminali hanno agito all’interno di una sala giochi. Le indagini sono state portate avanti dal commissariato Monforte Vittoria «a partire dalle denunce sporte dai genitori delle vittime – spiega la dirigente del commissariato, Giuseppina Suma –. Ci siamo accorti che certi particolari descritti erano ricorrenti, c’erano elementi sovrapponibili». Un cappellino firmato, un «componente della gang con la pelle più scura», la tecnica criminale che si ripeteva. Dal furto «semplice», per così dire, che avveniva sfilando il telefonino dalla tasca, alla minaccia con un coltellino condita da frasi come «ti vengo a prendere sotto casa».

I baby delinquenti non esitavano ad aprire zaini e a rovistarvi all’interno, sotto gli occhi delle vittime, per selezionare gli oggetti da rubare. E avvistando la gang c’era chi consegnava spontaneamente soldi e telefonini per evitare il peggio. Raccogliendo le diverse testimonianze, la polizia ha capito che tra i furti e le rapine denunciati da diverse famiglie c’era un legame. E per arrivare a identificare i presunti autori gli agenti hanno utilizzato pure i social network, visto che le vittime hanno indicato precisi profili Facebook. «Ecco, quello che mi ha rapinato è lui», «Questo ragazzo mi ha rubato il cellulare». Poi, col riconoscimento fotografico, il cerchio si è chiuso. Ora per i ragazzini della zona è finito un incubo.

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