Alfredo Castelli, il fabbricatore di sogni: “Da sempre il mondo va a fumetti”

L'autore di Martin Mystère e Zagor racconta il suo mestiere

Alfredo Castelli

Alfredo Castelli

Milano, 18 ottobre 2016 - Ci sono posti dove si fabbricano sogni. E volte di carta, come i fumetti. Come alla Sergio Bonelli Editore. E lo sceneggiatore e storico del fumetto Alfredo Castelli (26/6/47), da cinquant’anni sulla cresta di questa onda anomala (da Martin Mystère a Zagor o L’Omino Bufo), ne sa qualcosa.

A cosa servono i fumetti? "È come la letteratura o il cinema: è un mezzo che serve a comunicare idee e raccontare storie. E la sua storia lo dimostra: in America il fumetto sui giornali, da Yellow Kid in poi, aveva il vantaggio di una grandissima diffusione tanto da essere pagato di più, e gli editori capirono che poteva essere redditizio".

Serviva anche alla propaganda. "Topolino negli anni ’40 combatteva contro i Nazisti, ma accadeva anche il contrario, a Vichy i fumetti erano antiamericani e antisemiti”.

E oggi hanno ancora senso? "Si tratta solo di capire come catturare nuovi lettori. Anzi, il fumetto sta raggiungendo ora il suo punto specifico".

Che vuol dire? "Per tanto tempo il fumetto ha sostituito qualcosa, era più facile da leggere di un libro, specie per chi era meno alfabetizzato, un po’ come il fotoromanzo che sostituiva le telenovela. Poi il fumetto ha cominciato a evolversi, in Francia - dove gode di alta considerazione - dire stasera leggo un fumetto equivale a dire stasera leggo un libro, vedo un film, vado a teatro. Non a caso in Francia è venduto a prezzi più alti nelle librerie".

In Italia invece… "Un tempo era considerato peccaminoso. E poi c’erano motivi politici: a sinistra si pensava fosse fatto per distrarre le masse lavoratrici, per i cattolici era immorale. Ha acquisito dignità letteraria solo dopo che intellettuali come Umberto Eco, Elio Vittorini o Oreste Del Buono lo hanno sdoganato”.

Quando nasce il fumetto? "Già nelle grotte di Altamira si possono vedere i primi disegni in sequenza… perché la natura si muove. Insomma, il fumetto c’è sempre stato, anche gli arazzi - come quello celebre di Bayeaux - raccontano una storia sotto forma… di fumetto. Le prime “nuvolette” compaiono nei codici miniati del XII secolo. E ci sono casi eccezionali".

Quali? "America, guerra di Secessione: un soldato mandava ai propri cari lettere dal fronte… corredate di disegni, a mo’ di fumetti".

Insomma, perché il fumetto? "Perché l’immagine colpisce prima ed è più facile da capire. Lo stesso Luigi Filippo di Francia tollerava i pamphlet contro di lui perché destinati tanto a un pubblico ristretto di intellettuali, e invece fece mettere in prigione chi aveva osato prenderlo in giro disegnando vignette che sottolineavano la somiglianza fra la sua testa… e una pera. E...".

Cosa? "Stiamo tornando a un linguaggio per ideogrammi, come dimostrano ad esempio gli emoticon, che imperversano su WhatsApp fra i ragazzi: sono figli dei fumetti".

Lei ha cominciato nel 1965 (Scheletrino, allegato a Diabolik) e non si è più fermato. "Figlio di un bancario e di un’insegnante, studiavo Architettura… ero convinto che gli autori di fumetti fossero personaggi ricchi e famosi, poi ho scoperto che era proprio il contrario, ma ormai il virus del fumetto mi aveva contagiato".

Il suo più grande successo è Martin Mystère, “il detective dell’impossibile”, sorta di Indiana Jones ante litteram… "L’anno prossimo festeggerà 35 anni. E non è finita, a novembre vivrà una nuova vita. Sarà lo stesso personaggio, ma adattato ai tempi di oggi".

Martin Mystère quando nacque era molto innovativo: si occupava di misteri, dagli Ufo ad Atlantide al Graal. Roba che ora è di moda. "Il mio merito è aver respirato cose che in realtà si potevano sentire nell’aria. Certo, a volte mi mordo le mani (ride), sono arrivato troppo presto, dal codice Da Vinci a…".

Voyager di Roberto Giacobbo? "Un uomo molto intelligente. So che sua moglie ha una collezione completa del mio Martin Mistère a casa e lui ha preso spesso spunto da lì. Con esiti anche divertenti... In un albo raccontai che il Santo Graal era nascosto a Bari. Tempo dopo ne parlò in Tv anche Giacobbo, dicendo che si trattava dell’ipotesi di alcuni studiosi… (ride) la verità è che me lo ero inventato di sana pianta!".

Perché la gente vuole il mistero? "Ne ha bisogno, ci sono tantissime cose che nel mondo non hanno risposta e, bene o male, il mio M.M. gliene dà una anche se fasulla. Però attenzione…".

Cosa? "In ogni numero ci tengo molto a separare quello che è vero da quello che è frutto della mia fantasia. Non voglio far danni".

Si può prevede il futuro con i fumetti? In un vecchio numero raccontava che Donald Trump salvava la Terra dagli Alieni… "All’epoca era solo un ricco costruttore edile, ma se lo eleggono – spero di no!  – gli mando le mie strisce!".

Cosa rende felice un autore di fumetti? "La voglia di raccontare, sin da quando a 17 anni... sono stato pagato per la prima volta".

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