Milano, 6 aprile 2017 - Vivaldi trascritto con un’idea ritmica e una tessitura inaudita per pianoforte ne “Le Quattro Stagioni” (Sony) del pianista milanese Francesco Grillo (anche Bach e Rachmaninoff), complice e amico di Stefano Bollani anche in tv. Un lavoro dove la trascrizione per pianoforte diventa il canone di un’improvvisazione temperata che trova la sua legittimazione in Bach e Mozart anche nella percezione comune. Molto interessante e spiazzante, così che Sony Classical ha pubblicato il titolo del suo Opificio italiano in tutto il mondo. Nonno tromba alla Scala, ma anche bandoneon in Argentina, zio batterista e cantante de I Giganti; lui concertista clasdico diplomato al Conservatorio di Milano e chansonnier per gioco, jazzista a ragion veduta con album e collaborazioni in carriera. Grillo ci porta alle origini della distinzione fra partitura e improvvisazione in viaggio ostinato e contrario rispetto ai pianisti che vengono dal jazz. Francesco ne coglie il respiro titmico e le dinamiche interne, trova il suo Avatar in 3D. Oltre l’ovvio, con ovvio rigore. Dove il pianoforte è il deus ex machina di una visione, la descrizione un percorso cromatico da trascrivere in un nuovo alfabeto per un nuovo strumento.
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