Da Vimodrone all'Isis, processo al foreign fighter latitante

E' iniziato il dibattimento a carico del marocchino che dichiarò di volersi far esplodere nel caso di un ritorno in Italia

Combattenti dell'Isis (Olycom)

Combattenti dell'Isis (Olycom)

Milano, 14 dicembre 2016 - Iniziato il processo a carico del presunto foreign fighter marocchino fuggito da Milano con un compagno per unirsi all'Isis in Siria. La requisitoria del pm di Milano, Piero Basilone, è prevista per il prossimo 22 marzo. Monsef El Mkhayar, 21 anni, è accusato di terrorismo internazionale ed è destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare ma tuttora latitante. Secondo le ultime informazioni infatti si troverebbe in Medio Oriente a combattere con le milizie del sedicente Stato Islamico. Stando alle indagini, tra l'altro, nei mesi scorsi via Facebook aveva scritto anche che quando rientrerà in Italia si farà «esplodere». Il dibattimento si è aperto davanti ai giudici della Corte d'Assise di Milano (presidente Giovanna Ichino). Alcune udienze per ascoltare testimoni sono state fissate per il 20 febbraio, l'8 e il 9 marzo, mentre il 22 dovrebbe parlare il pm. Pm che, tra l'altro, ha chiesto anche la trascrizione di alcune intercettazioni nelle quali il giovane parla al telefono con la zia che lo invita a tornare in Italia e ad abbandonare le sue idee radicali.

Dall'inchiesta, chiusa lo scorso luglio, era emerso un percorso di «progressiva radicalizzazione» da parte di Monsef ma anche di un amico, Tarik Aboulala, anche lui marocchino di 21 anni e che è morto nei mesi scorsi in un combattimento in Siria. I due erano stati affidati nel 2010, da minorenni, alla comunità Kayros di Vimodrone (Milano) e da maggiorenni si erano trasferiti in un appartamento a Milano, prima di partire assieme per la Siria.

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