Flavio Briatore: "La ricchezza? Per me è l’amore della mia famiglia"

Il libro è un pamphlet sulla "ricchezza come motore del progresso", sui mali del nostro Paese fra economia, meritocrazia, burocrazia e tasse

Briatore, Nicola Porro e Carmelo Abbate Sopra, alla presentazione del libro Elisabetta Gregoraci e il figlio Nathan Falco

Briatore, Nicola Porro e Carmelo Abbate Sopra, alla presentazione del libro Elisabetta Gregoraci e il figlio Nathan Falco

Milano, 29 aprile 2017- Giacca blu, pantalone sportivo e braccialetti al polso. Flavio Briatore tiene i suoi occhiali scuri durante l’intervista. La stanza con le finestre spalancate sul Duomo é essenziale: due sedie e nulla più. Fuori piove a dirotto. Terzo piano del Mondadori Multicenter, teatro della presentazione del libro di Briatore - scritto con Carmelo Abbate -: un pamphlet sulla «ricchezza come motore del progresso», sui mali del nostro Paese fra economia, meritocrazia, burocrazia e tasse (i proventi andranno in beneficenza a bambini e anziani). Briatore per la prima volta in veste di scrittore. Non é al lavoro al Billionaire, non è a una festa, non è a bordo del suo yacht, non è circondato dai “soliti” miliardari arabi. E non ha neanche le sue celebri “babbucce” di velluto con lo stemma. Il suo “imitatore ufficiale” Maurizio Crozza ne uscirebbe disorientato...

Oggi come scenografia niente resort a cinque stelle ma solo libri. Uno store infarcito di volumi, dischi, arte: cultura, insomma. Dove è entrato anche il suo di libro, il Briatore-pensiero dal titolo “Sulla ricchezza” (Sperling & Kupfer). E tutto si può dire meno che lui non sia un esperto della materia. Pagina dopo pagina riecheggiano le sue parole: «Se l’Italia non vuole il benessere è perfetta così. Ci sono persone che possono spendere 10 o 20mila euro al giorno quando sono in vacanza, ma a questi turisti ricchi non bastano cascine e masserie: servono alberghi di lusso, strade, aeroporti. E l’Italia che fa? Rimane ferma ai box». E questo non è che l’inizio. «Nel libro ho detto “turisti ricchi”, alberghi di lusso... ma guai a parlare di lusso in questo Paese. Qui la ricchezza è una colpa. L’invidia sociale come malattia mortale dell’italiano, diceva Montanelli. Se uno ti vede passare con gran bella macchina, il suo primo stimolo non è di averne una anche lui, ma di tagliarti le gomme». Il Mondadori Megastore di piazza Duomo intanto si affolla di gente a un’ora dall’incontro aperto a tutti, pubblico e tv. Infatti più tardi arriveranno le telecamere di “Striscia”, ci sarà la consegna del Tapiro d’Oro all’imprenditore, perché secondo il gossip la coppia Briatore-Gregoraci sarebbe scoppiata. E invece ecco Elisabetta Gregoraci, tailleur rosa e figlio Nathan Falco al seguito: una pietra sopra ai pettegolezzi? Lasciamo il “gossip al gossip”, mentre la stanza col balcone sul Duomo viene chiusa a chiave dall’assistente di Briatore: lá fuori gente comune, aspiranti manager, ragazzi incravattati, qualche signora e signorina.

Cos’è la ricchezza secondo lei?

«È la possibilitá di investire. E, non ultimo, la possibilitá di mandare a quel paese chi vuoi».

Quando ha realizzato di essere diventato ricco?

«Essere ricchi non significa avere 100 case. É quando ti rendi conto che puoi mantenere i tuoi sogni. Per una famiglia magari vuol dire riuscire ad avere la casa al mare. Io ho realizzato di essere diventato ricco quando ho capito che potevo permettermi i migliori dottori. Non è una cosa da poco, è l’essenziale dal mio punto di vista».

Cosa vorrebbe che ancora non ha?

«La mattina davanti allo specchio mi faccio la barba e qualche volta penso che sono fragile, che puó accadermi di tutto. E mi dico che è solo la salute che vorrei».

Ai giovani che non trovano lavoro cosa consiglia?

«Vedo tanti ragazzi con la laurea, studiano studiano e poi si trovano “dietro la barriera” dei disoccupati. L’unico consiglio che posso dare è che ognuno deve cercare di capire cosa vuole fare da grande. Ma lo deve capire presto, altrimenti la laurea va bene, ma poi ti affacci sul mondo del lavoro che hai giá 30 anni».

Lei si è mai ritrovato senza soldi?

«Io non porto mai con me un euro... Questo è vero, giro sempre a tasche vuote ma, a parte gli scherzi, altroché! Da piccolo non li avevo ma non era un problema, da grande poi ho cercato di darmi da fare».

Il lavoro più insolito che ha fatto?

«Avevo 10 anni e raccoglievo le mele. Guadagnavo 50, 60 lire al giorno».

La sua giornata-tipo?

«Piuttosto il mio mese-tipo. Io infatti devo programmarmi mese per mese: una settimana a Dubai, una a Montecarlo, una a Londra, la quarta a viaggiare».

Ma lei preferirebbe...?

«Fare una settimana di lavoro e tre settimane con mio figlio Falco».

L’uomo politico che apprezza di più oggi?

«Berlusconi perché è un fenomeno. Renzi perché in fondo per me è il suo delfino birichino, ha fatto degli errori ma è il più sveglio».

La cittá con più potenzialitâ al mondo?

«Londra».

E in Italia?

«Milano. Perché Milano dice sì, si fa avanti come per l’Expo. Roma dice no, come per le Olimpiadi. Roba da matti».

Il suo posto, la sua città?

«Montecarlo con la famiglia. La mia famiglia è il centro della mia vita. Mio figlio Falco è come me. Mi assomiglia in tutto: stesso carattere, stessi gusti. Anch’io ero come lui da piccolo: chiede i soldi, ma poi i suoi non li spende mai».

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