Società all’estero e liti, ecco chi è il ferrarista che ha posteggiato sul posto disabili

Il ritratto di Guido M. fra immobili «blindati» in Lussemburgo e società intestate ai familiari

Un posteggio riservato ai disabili (Newpress)

Un posteggio riservato ai disabili (Newpress)

Milano, 21 settembre 2017 - Caschetto da operaio in testa e un cantiere sullo sfondo. È la foto copertina che campeggia sui profili social di Guido M., il 59enne denunciato dal papà di un disabile per un’aggressione in via Montenapoleone: «Che grande lavoratore», gli scrive un amico. In realtà, quell’istantanea, vecchia di qualche anno, è comparsa soltanto pochi giorni fa.

Sì, perché prima ce n’era un’altra: il cofano motore di una Ferrari modello FF Coupè blu. Già, la stessa parcheggiata così male su un posteggio per portatori di handicap (senza il necessario pass) da impedire al padre del bimbo di 7 anni di aprire il portellone e di tirar giù la carrozzina del figlio (come messo nero su bianco dalla presunta vittima nella denuncia presentata lunedì pomeriggio in Questura). Con tanto di manata in faccia e risposta sprezzante: «Me ne frego di te e della polizia». Poi quello scatto, così come quello che ritraeva un altro bolide di colore bianco, è sparito dal web. Probabilmente, azzardiamo noi, per non legare l’immagine della fuoriserie «incriminata» alle sue generalità. In zona Dergano, dov’è cresciuto, in tanti però hanno subito fatto il collegamento. Lì Guido M. è molto conosciuto. Lì ha vissuto fino al 2014, lasciando ricordi in chiaroscuro: chi lo descrive come una persona tranquilla, chi riporta racconti che rimandano ai suoi precedenti per lesioni personali, minacce e oltraggio a pubblico ufficiale e a quella patente sospesa a tempo indeterminato nel 2015.

Tre anni fa, il trasloco a Lugano. E in terra elvetica (dove il 59enne ha riacquisito pure un altro documento di guida) c’è pure una società che porta lo stesso nome della capofila (con clienti eccellenti come Salini, Hyundai e ThyssenKrupp, come si legge sul sito internet ufficiale): cambia solo la dicitura, da srl a International Sa. Dall’hinterland meneghino al Canton Ticino. Proprio sul Registro delle imprese di quel territorio, aperto al pubblico e consultato dal Giorno, emergono i dettagli delle ditte create in Svizzera. Due, anonime, hanno sede a Chiasso e sono state fondate poco più di mese fa, stando ai documenti, nel giorno del compleanno di Guido M.: tra gli amministratori compaiono due figli del 59enne. Nomi che ritornano nelle altre due società (anch’esse «anonime») di Lugano: ancora gli eredi a capo delle aziende di famiglia, in un caso al posto della madre 52enne. Gli immobili sono finiti in una sorta di cassaforte – se così vogliamo chiamarla – in Lussemburgo, con un’operazione finanziaria perfezionata nel maggio 2016: nel forziere di quella società sono stati collocati i capannoni industriali di Paderno Dugnano, i tre appartamenti dello stabile in cui la famiglia M. viveva fino a 3 anni fa (e dove abita ancora il padre dell’uomo) e i tre box auto ubicati a qualche civico di distanza e nelle vie adiacenti. Senza dimenticare che due delle ditte riconducibili a Guido M. figurano nell’elenco delle 214mila società offshore contenuto nel fascicolo riservato «Panama Papers», sotto la giurisdizione delle Isole Vergini britanniche. Un paradiso fiscale.

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