Terrorismo, giudici: "La sorella di Fatima voleva l'Isis in Italia"

Queste le motivazioni della sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Milano, che ha condannato la giovane a 5 anni e 4 mesi di carcere

Maria Giulia Sergio Sergio, detta Fatima (Newpress)

Maria Giulia Sergio Sergio, detta Fatima (Newpress)

Milano, 26 marzo 2017 -  Lo scorso 21 febbraio, la Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato la condanna a 5 anni e 4 mesi di carcere per Marianna Sergio, sorella di Maria Giulia 'Fatima', la prima foreign fighter italiana partita per la Siria nell'autunno 2014 e condannata a 9 anni in contumacia per terrorismo internazionale. Oggi,sono arrivate le motivazioni della sentenza. Secondo quanto scrivono i giudici, "la giovane auspicava che l'Isis potesse raggiungere l'Italia e diceva in alcune conversazioni che in questo caso 'noi apriamo la porta!'". 

Nelle motivazioni della sentenza d'appello, tra l'altro, la Corte ricorda che Marianna Sergio con una memoria letta in aula prima del verdetto "ha voluto riaffermare non solo l'estraneità del suo specifico convincimento religioso ad attività criminali, ma anche la sua aspirazione a trasferirsi, spinta solo dal desiderio di approfondire la conoscenza delle fonti del suo credo e dall'opportunità di riunire sotto uno stesso tetto i componenti del nucleo familiare". Per i giudici, tuttavia, "appare del tutto evidente nelle conversazioni captate che l'hijra (egira), dovere supremo per ogni mussulmano, viene qui intesa come migrazione soltanto nel territorio dei combattimenti per dar man forte, nei limiti delle possibilità e capacità di ciascuno, ai miliziani dell'Isis". In un'altra conversazione intercettata del 21 marzo 2015, tra l'altro, spiega la Corte, Marianna parlando con un'altra giovane afferma "come sia corretto sterminare anche i mussulmani sciiti, che non sono veri mussulmani, e come sarebbe auspicabile che l'Isis possa raggiungere l'Italia, dove 'noi apriamo la porta!'".

La giovane, dunque, secondo i giudici, ha manifestato una "condivisione ideologica del progetto dei terroristi islamici e una visione apologetica di coloro che per troncare la vita altrui, e non solo di militari antagonisti, ma anche di estranei, donne e bambini inermi, hanno sacrificato anche la propria". Marianna Sergio, inoltre, così come la sorella Maria Giulia, era entrata in "gruppi di istruttrici" che avevano lo scopo di indottrinare "discepoli residenti ovunque nel mondo, da guadagnare alla causa - concludono i giudici - della lotta senza quartiere, al martirio in nome della fede, e dunque agli atti terroristici". Scrive sempre la Corte che la ragazza ha svolto una "incessante attività di persuasione" nei confronti dei suoi genitori affinché si trasferissero in Siria, dove era già andata 'Fatima'. A questo scopo ha anche effettuato "inserzioni sui siti Kijiji e Subito.it per vendere mobili o altri accessori della casa" per trovare i soldi per il viaggio.

Marianna Sergio è detenuta dal luglio 2015. Nello stesso blitz ad Inzago vennero arrestati anche il padre, Sergio Sergio (poi condannato a quattro anni in ordinario insieme a Maria Giulia) e la madre, Assunta Buonfiglio, deceduta nell'ottobre 2015. E' stata condannata insieme a tre albanesi: i due zii di Kobuzi, Baki Koku (due anni e otto mesi) e Arta Kakabuni (tre anni e otto mesi) e Lubjana Gjecaji (tre anni). Assolto, invece, il marito di quest'ultima, Dritan Gjecaj.

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