Milano, Confartigianato: "Le piccole imprese devono poter lavorare, ecco le proposte"

Il video della presidente milanese Arianna Petra Fontana: "Vi abbiamo aiutato nel lockdown, facciamo un appello ai decisori della città"

Milano, 18 maggio 2020 - Milano è una città di 200 mila piccole imprese, 27 mila delle quali artigiane; imprese che occupano operano prevalentemente nei servizi e nell’edilizia, ma con una buona presenza manifatturiera. Insomma, la città alla sua impronta finanziaria, commerciale e turistica ne unisce anche una produttiva che esprime una sua anima che, in un momento come questo, necessità di azioni e strumenti a breve e medio termine.

"Facciamo un appello ai decisori della città - dice Arianna Petra Fontana, presidente Apa Confartigianato Imprese Milano - perché crediamo che alle piccole e medie imprese di Milano un ascolto serio sia dovuto". E prosegue: "Noi siamo quelli che con le nostre imprese di pulizia stiamo sanificando gli ambienti usati da tutti, siamo quelli che portano a domicilio il pane, il formaggio, persino i fiori a chi è ancora costretto a stare a casa. Siamo quelli che in pieno lockdown se si rompeva qualcosa, la lavatrice o il frigorifero, arrivavamo per aggiustarlo".

Ed ecco due fronti su cui Confartigianato richiama l’attenzione. Il primo è la "città green": "Ci trova completamente d’accordo, è una direzione giusta. Prima che imprenditori siamo genitori, per cui ci teniamo che l’aria sia pulita anche per i nostri figli. Tuttavia questo non è realizzabile se non si pensa nella cerchia esterna, prima dell’ingresso in città, di predisporre ampi parcheggi, in modo che chi arriva da fuori lasci la macchina, e poi con i mezzi pubblici possa entrare in città, mentre chi per lavoro è costretto a muoversi con i mezzi propri, per esempio il furgone, possa farlo senza essere terrorizzato da multe, divieti, burocrazia incomprensibile".

Il secondo punto riguarda il "food". "Si può dire che di solo food si muore - dice Fontana -, abbiamo assistito negli anni scorsi a un proliferare esagerato di attività legate al cibo, bar, ristoranti, street food, senza un’attenzione alle attività manifatturiere, magari con vetrina su strada, che si trovavano spesso schiacciate tra affitti esorbitanti e il popolo dell’aperitivo che perlopiù è fatto di ragazzi giovani, poco propensi all’acquisto, e quindi si sono trovati in una situazione di difficoltà. Questa è una tendenza che va invertita se si vuole pensare a una reale ripartenza di questa città".

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