Fabrizio Corona, sequestrata la casa da 2,5 milioni del re dei paparazzi

Le Fiamme Gialle hanno effettuato il sequestro dell'abitazione milanese di via De Cristoforis disposto dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Milano

Fabrizio Corona

Fabrizio Corona

Milano, 7 novembre 2016 - Sequestrata dalla Guardia di Finanza di Milano la casa milanese di Fabrizio Corona in via De Cristoforis. L' immobile di pregio nel centro di Milano ha un valore stimato di circa 2,5 milioni di euro. Il provvedimento, disposto dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Milano ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari, i quali hanno appena chiuso l'inchiesta nei confronti del fotografo per intestazione fittizia di beni, frode fiscale e violazione delle norme patrimoniali in relazione alle misure di prevenzione. L'ex re dei paparazzi è in carcere dal 10 ottobre scorso per intestazione fittizia dei beni insieme alla sua collaboratrice Francesca Persi. Le investigazioni - svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Milano e dirette dal pm Alessandra Dolci della Dda di Milano - si sono sviluppate mediante approfondimenti - sotto il profilo bancario e finanziario - di elementi investigativi emersi anche nel corso di indagini di polizia giudiziaria in relazione a reati di natura fiscale e fallimentare connessi ad una società riconducibile a Corona per i quali l'uomo è stato già condannato in via definitiva. Le attività d'indagine hanno consentito di appurare come l'immobile sequestrato, nella piena disponibilità di Corona, fosse stato acquisito - previa intestazione formale a un prestanome - con risorse finanziarie  della società fallita dell'ex re dei paparazzi, poi fallita. 

Già nel 2009, infatti, Fabrizio Corona si era autoaccusato, ammettendo davanti agli inquirenti che il suo appartamento milanese di Via De Cristoforis era "intestato a Marco Bonato (suo storico collaboratore - srl) solo fittiziamente" perché in realtà l'acquisto venne effettuato "con denaro della Fenice", la società del fotografo dichiarata fallita negli anni scorsi. Secondo i giudici della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, che hanno disposto il sequestro dell'immobile, queste dichiarazioni fatte mettere a verbale dall'ex re dei paparazzi "sarebbero di per sé sufficienti a sostenere il sequestro" dell'appartamento. Perché così facendo, scrivono i giudici nel decreto di sequestro, Corona ha di fatto ammesso "non solo la titolarità dell'immobile e la referibilità alla sua persona dei pagamenti, attraverso una società di cui è sempre stato amministratore di fatto e di cui era, all'epoca, amministratore pure di diritto; ma anche l'origine presumibilmente illecita della provvista così utilizzata, frutto, in base a queste stesse ammissioni" di una appropriazione indebita ai danni della Fenice srl". A conferma dell'ipotesi accusatoria, i giudici riportano anche le dichiarazioni rese il 16 febbraio scorso agli inquirenti milanesi dall'ex moglie di Corona, la show girl Nina Moric, che lo ha querelato per omesso versamento dell'assegno di mantenimento familiare a favore del figlio della coppia. "Fabrizio Corona - ha fatto mettere a verbale la donna così come emerge dal decreto di sequestro - ha acquistato alcuni immobili ma li ha sempre intestati a persone terze, come la casa di Via De Cristoforis di Milano, che è intestata a tale Marco Bonato".

L'operazione con cui è stato acquistato l'appartamento sequestrato oggi a Fabrizio Corona a Milano, oltre "all'interposizione fittizia" come acquirente "di Marco Bonato" ex collaboratore e coimputato del fotografo, ha "aspetti ulteriori di presumibile illiceità": si va dal rogito effettuato a Reggio Calabria, a "oltre mille chilometri dal luogo ove si trova l'appartamento", alla "interposizione fittizia" anche sul versante della parte che ha venduto, fino alla "destinazione di buona parte delle somme così corrisposte a un pregiudicato di origine calabrese, Vincenzo Gallo". È quanto si legge nel provvedimento con cui i giudici della sezione misure di Prevenzione del Tribunale, Maria Gaetana Rispoli, Giuseppe Cernuto e Mario Pontani, hanno accolto la richiesta del pm della Dda Alessandra Dolci. Secondo la ricostruzione, chi nel 2008 ha "formalmente" venduto l'immobile sono i coniugi Ceravolo e Gallo ma in realtà dietro di loro si celava Luca De Filippo, il commercialista coinvolto nell'indagine romana che ha portato a un nuovo arresto dell'immobiliarista Stefano Ricucci. Inoltre, sottolinea sempre il provvedimento, buona parte dell'importo corrisposto da Bonato - soldi distratti dal fallimento della Coronàs per confluire nell'altra società dell'ex re dei paparazzi, la Fenice - sono finite nelle tasche di Vincenzo Gallo, "pregiudicato" e parente di Domenico Gallo, imprenditore calabrese considerato da tempo un nome noto delle costruzioni stradali e arrestato di recente nell'ambito dell'inchiesta sulle grandi opere.

"Più che pentito per averlo accolto, mi sono arrabbiato - ha intanto commentato in un'intervista Don Mazzi - mi pare di essere stato imbrogliato. Forse peccando di superbia ero convinto che non avesse voglia di fregarmi e invece, forse, c'è stato un periodo in cui si è convinto di non fregarmi, ma dopo è venuto fuori ancora il Corona"

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro