"Appalto deciso contro tutto e tutti": Sala nei guai per gli alberi di Expo

Inchiesta chiusa: la Procura generale contesta falso e turbativa d’asta

Giuseppe Sala

Giuseppe Sala

Milano, 6 luglio 2017 - All'inizio, la Piastra aveva gli alberi. Poi fu l’allora ad di Expo oggi sindaco, Giuseppe Sala, ad autorizzare lo stralcio della gara per la fornitura del verde. È quanto sostengono, nella loro relazione d’indagine consegnata alla Procura generale, gli investigatori della Guardia di Finanza. Nella gara d’appalto più importante di Expo (quella per lo “scheletro” dei servizi di tutta la manifestazione) era ricompreso in origine anche il verde. Poi nel giro di pochi giorni, tra fine febbraio e inizio marzo 2012, cambia tutto. Sala - si legge negli atti depositati - «autorizzò in via informale lo stralcio dall’appalto Piastra della parte relativa alla fornitura» del «verde» nonostante «il parere contrario» del responsabile unico del procedimento, Carlo Chiesa, «del responsabile dell’Ufficio gare e contratti di Ilspa» Pierpaolo Perez e «soprattutto del legale di Ilspa», «tutti preoccupati delle possibili conseguenze sulla tenuta e regolarità del bando di gara».  Il sindaco Sala non commenta. «Da parte mia - dice il suo avvocato Salvatore Scuto - desidero sottolineare che lo stralcio parziale, relativo alle piante, è stato approvato all’unanimità dal Consiglio di amministrazione di Expo il 28 maggio 2012. Ed è stato inoltre il risultato di un processo di valutazione diretto in prima persona dal responsabile unico del procedimento ingegnere Carlo Chiesa». «Questo - secondo il legale - sottolinea e conferma che tutta l’azione svolta dall’ad di Expo è stata improntata all’assoluta trasparenza». Nell'avviso di chiusura indagini, c’è l’accusa di falso materiale e ideologico per il sindaco: per consentirle di operare, avrebbe nominato due giudici supplenti della commissione giudicatrice dell’appalto firmando a casa sua e retrodatando l’atto. «Allora, le porta adesso Daniela a casa dell’Ad e domani mattina le porta in Bovisa». Così, in una telefonata intercettata del 31 maggio 2012, l’allora project manager per Expo, Simona Micheletto, parlando con Angelo Paris, anche lui ex manager Expo, a proposito della «nuova versione corretta dei verbali» sulla commissione giudicatrice della gara per la Piastra dei servizi. Quanto alla presunta turbativa d’asta, l’ex ad di Expo avrebbe confezionando un bando «su misura» per l’Associazione lombarda florovivaisti anche su «pressione di esponenti politici della Regione». In una recente informativa della Gdf, gli investigatori scrivono che fu l’allora dg di Infrastrutture lombarde spa Antonio Rognoni, ad esercitare «plurime e reiterate «pressioni» affinché si addivenisse allo stralcio».  «Si trattava di un problema politico, poiché sul tavolo del Presidente della Regione Lombardia», Roberto Formigoni, «giaceva una lettera dei florovivaisti locali, i quali chiedevano spazio e considerazione», ha messo a verbale il responsabile unico del procedimento, l’ingegner Chiesa, sentito lo scorso 22 marzo nell’inchiesta del sostituto pg Felice Isnardi. E l’«intervento» di Rognoni «avrebbe sortito l’effetto auspicato tra il 28 febbraio ed il 2 marzo 2012, lasso temporale - si legge nella carte della Gdf - nel quale Sala autorizzava in via informale lo stralcio» di quella fornitura che aveva un «valore di circa 5 milioni di euro» e «da affidare a uno sponsor». «Via libera», secondo la Gdf, reso operativo da Sala malgrado diversi pareri contrari, tra cui anche quello del legale di Ilspa, Carmen Leo. Lei come altri erano «preoccupati» della regolarità della gara per la Piastra, perché «allo stralcio di tale fornitura non è corrisposta la modifica del prezzo finale posto a base d’asta», ma il costo del «verde» sarebbe stato «spalmato» su altri lavori senza cambiare il valore del maxi appalto. 

 

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