Expo, «otto lavoratori in nero da aprile»: Denuncia al padiglione Malesia

I sindacalisti Uil: ma non si capisce a chi notificare la vertenza. I pagamenti su ricevute simili a quelle della lavanderia o del ristorante di LUCA ZORLONI

IL CASO Sopra, la mostra della Malesia Sotto, le ricevute di pagamento

IL CASO Sopra, la mostra della Malesia Sotto, le ricevute di pagamento

Milano, 30 ottobre 2015 - «Otto lavoratori in nero nel padiglione della Malesia», denunciano i sindacalisti della Uil a poche ore dalla chiusura dell’Esposizione universale di Milano. Impiegati da aprile per le pulizie e le manutenzioni notturne, alla bisogna gli addetti, di origine filippina e residenti a Milano, sono stati spediti anche a gestire le code. Senza contratto, tuttavia, come hanno scritto nella lettera spedita alla Uiltucs dopo aver reclamato per settimane un inquadramento: «Continuiamo a lavorare qui siccome abbiamo bisogno di soldi. Le ore di lavoro sono lunghe e ci sono anche pagati molto poco gli straordinari». In media, 4,30 euro all’ora, circa la metà del salario previsto dal contratto multiservizi. Senza liquidazione né tfr. Dopo settimane di tira e molla con la direzione, lo scorso 19 ottobre gli otto lavoratori hanno lanciato un sos allo sportello Uil. E la grana è venuta a galla. A cominciare dalle pezze di pagamento: ricevute simili a quelle adoperate per il conto al ristorante o in lavanderia (nella foto a destra e sinistra in basso).

FatturaI sindacati hanno attivato l’osservatorio dell’Esposizione universale, in tandem con la società organizzatrice, ma la mossa non ha prodotto risultati perché «i delegati del padiglione Malesia non si sono presentati», spiega Stefano Franzoni, responsabile Expo di Uil Milano e Lombardia. «Ora si procederà con una vertenza sindacale», avverte Monica Santagata, funzionaria Uiltucs Milano (la sigla del commercio) che ha raccolto la denuncia. I tempi però sono stretti. Expo ormai è agli sgoccioli e questo limita i margini di manovra della società di via Rovello. E a complicare la situazione, «non si capisce chiaramente chi gestisce il padiglione – aggiunge la sindacalista –. Uno dei problemi di questa vertenza sarà l’intestazione della notifica».

FatturaGli otto lavoratori (in campo da aprile, tranne uno) hanno ricevuto salari tra i 1.500 e i 1.600 euro al mese per trecento e più ore di lavoro, ma senza aver firmato un contratto. «In questo modo sarà difficile per loro accedere a un sussidio di disoccupazione», chiosa Santagata, né avranno una buonuscita. Il caso è rimasto fuori dai radar dei controlli perché gli otto addetti, spiegano da Uil, pur non avendo un pass come lavoratori del sito (che viene rilasciato in presenza di un contratto), hanno ricevuto quelli dello staff del padiglione. L’organizzazione malese, interpellata sulla questione, non ha fornito un commento.

È ancora in sospeso anche il saldo di 190mila euro di salari arretrati a una novantina di lavoratori di Palazzo Italia. A metà ottobre è arrivato il semaforo verde dell’Autorità nazionale anticorruzione all’intesa tra Expo spa e le società appaltatrici, tuttavia intoppi legali hanno frenato il pagamento. I sindacati premono. Nel frattempo è pronto per essere varato l’avviso occupazionale, ossia il programma di ricollocazione dei lavoratori del sito di Rho. Cgil, Cisl e Uil hanno messo a punto una tabella di marcia con Expo spa e si stanno limando gli ultimi dettagli. Il lancio della piattaforma è questione di giorni.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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