Expo, il Comitato Antimafia: "Non è stato il film sognato dai clan"

Sala: "C'è sempre stata e continuerà ad esserci nel mio ruolo la volontà di difendere ciò che gestisco dalle infiltrazioni"

Insediamento del nuovo Comitato Antimafia

Insediamento del nuovo Comitato Antimafia

Milano, 28 ottobre 2016 - «Su Expo, insomma i clan si sono esercitati e impegnati. Hanno elaborato strategie e progetti», ma il  «film» complessivo di Expo 2015 non è stato di certo quello che le organizzazioni criminali avevano immaginato. Un quadro «che risulta anche da alcuni loro dialoghi intercettati», lo annota la Settima relazione del Comitato Antimafia del Comune di Milano che ripercorre alcune inchieste giudiziarie che hanno dimostrato l'interesse delle mafie per l'Esposizione universale del 2015.

«Già nell'indagine Infinito del 2010 emergeva l'interesse delle locali lombarde di 'ndrangheta per i lavori di Expo - scrive il Comitato -. I vertici delle locali di Legnano e Limbiate discutevano in una conversazione intercettata di quali dovessero essere i loro obiettivi in vista di Expo e decidevano di orientarsi verso i subappalti dell'edilizia e i servizi di sicurezza. La locale di Desio, invece, sceglieva una strategia diversa: avrebbe creato delle società con imprenditori "puliti" di facciata, che, quindi, avrebbero potuto ottenere appalti importanti».

«E tuttavia, appunto, se all'inizio il sogno era quello di una cavalcata quasi indisturbata favorita dalla storica disattenzione/rimozione delle classi dirigenti milanesi, se l'attesa a lungo coltivata (sin dal 2009) era quella di una partecipazione diffusa ai benefici del Grande Evento, questo non si è in gran parte verificato - conclude il Comitato -. Il concorso dei differenti soggetti su richiamati nel contrasto della pressione mafiosa ha infatti prodotto un nuovo contesto operativo, che si è tradotto dall'inizio dei lavori di Expo fino alla metà dello scorso mese di maggio, in ben 98 provvedimenti interdittivi da parte della prefettura di Milano nei confronti di imprese sospette, colpite per un numero complessivo di 67. Dunque un centinaio di provvedimenti per decine e decine di imprese».

SALA - «Sono certo che nel mio ruolo passato e attuale la volontà di difendere ciò che ho gestito dal rischio di infiltrazioni mafiose c'è sempre stata e continuerà ad esserci». Così il sindaco di Milano ed ex commissario unico di Expo 2015 Giuseppe Sala ha commentato le ultime inchieste sulle infiltrazioni mafiose negli appalti legati all'esposizione universale. «C'è sempre tempo per migliorare, sicuramente errori sono stati fatti - ha aggiunto a margine dell'insediamento a Palazzo Marino del nuovo Comitato antimafia -. Il lavoro della procura ha portato a tanti risultati. Certamente questo è un territorio ricco, ed Expo era un appalto ricco e interessante, per cui gli interessi ci sono sicuramente». Il fatto «che molte cose sono venute fuori significa che anche la vigilanza è stata importante», ha concluso.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro