Sempre più coppie in cerca di un figlio. "L’età della mamma incide molto"

Eleonora Zaffaroni, centro Pma della clinica San Carlo di Paderno

Reparto neonatologia (Newpress)

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Milano, 24 ottobre 2017 - «La percentuale di recupero dall’infertilità è attorno al 30%: su cento coppie che si presentano ai nostri centri, circa 30 alla fine riusciranno a concepire» dice Eleonora Zaffaroni, responsabile del centro di procreazione medicalmente assistita alla Clinica San Carlo di Paderno Dugnano. Qui ogni anno bussano quasi 500 nuove coppie desiderose di mettere al mondo un figlio senza riuscirci. «Aumentano di anno in anno» afferma la ginecologa.

A cosa è dovuta la crescita dell’infertilità?

«Nel 40% delle coppie l’infertilità è legata a problematiche femminili. Fra il 30% e 40% entra in gioco il fattore maschile. Nel 20% dei casi non si riesce ad individuare la causa. Il fattore più predisponente è la ricerca tardiva della gravidanza: la maggior parte delle mie pazienti ha un’età superiore a 38 anni. La probabilità di concepimento scende in maniera significativa col progredire dell’età femminile. È un fattore determinante anche per il successo delle nostre tecniche: sopra i 43 anni, una donna ha una probabilità di riprodursi, con la fecondazione in vitro, inferiore al 5%».

Anche l’infertilità maschile è legata all’età?

«L’età impatta molto meno. Fino a 70 anni l’uomo ha un potenziale riproduttivo estremamente più elevato di quello femminile. Possono agire però cause di natura organica come i varicoceli e fattori ambientali».

Le abitudini di vita contano?

«Per entrambi i sessi i fattori inquinanti quali il fumo possono condizionare la fertilità. Lo stress ossidativo condiziona la qualità delle cellule riproduttive».

Quali sono le tecniche di procreazione medicalmente assistita?

«Una di primo livello, ambulatoriale, impiegata soprattutto sulle pazienti di età inferiore ai 35 anni, l’inseminazione intrauterina. Consiste nello stimolare l’ovulazione con un farmaco ormonale, per circa 2 settimane, sotto controllo ecografico del ginecologo. Quando la donna sta per ovulare si programma l’inseminazione. Dopo aver recuperato il seminale del marito e concentrato gli spermatozoi migliori, viene introdotto con un sottile catetere all’interno della cavità uterina. La probabilità del concepimento con questa tecnica è tra il 12% e il 15%. La più usata è la fecondazione in vitro, a cui accedono donne sopra i 35 anni o i cui mariti hanno problematiche maschili serie».

In cosa consiste?

«È una complessa tecnica di secondo livello. La terapia d’induzione dell’ovulazione multipla si esegue attraverso l’uso di farmaci di natura ormonale. Quando i follicoli ovarici hanno raggiunto le dimensioni adeguate, la paziente viene sottoposta al prelievo chirurgico degli ovociti in sedazione profonda. Le uova migliori vengono fecondate in vitro mediante la tecnica Icsi o Fivet. La prima prevede l’iniezione di uno spermatozoo all’interno dell’ovocita;  nella Fivet si fanno incontrare l’ovulo e gli spermatozoi in vitro. In entrambi i casi una volta fecondato l’ovocita, se si sviluppa un embrione, questo viene trasferito in utero. La percentuale di successo è più alta: sotto i 35 anni è fino al 35% e poi cala progressivamente: tra i 36 e i 38 anni scende al 25%, tra i 40 ai 42 intorno al 10%, sopra i 43 è inferiore al 5%».

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