Il giudice "smaschera" Equitalia: la multa del 2001 era prescritta

Ricorso a Milano, la società condannata a risarcire le spese legali

Al centro una multa che risale a sedici anni fa

Al centro una multa che risale a sedici anni fa

Milano, 28 aprile 2017 - Stavolta le è andata male e dovrà pagare le spese legali. Anche il giudice ha capito perfettamente che Equitalia ogni tanto ci prova: sa bene che - mettiamo il caso - una certa multa è prescritta. «Però non si sa mai», dev’essere il pensiero di fondo. Ovvero: magari il cittadino non se ne accorge e paga lo stesso. Oppure se ne accorge ma paga comunque per farla finita e non doversi trovare un avvocato. Stavolta invece no: Equitalia ci ha provato ma deve aver pescato un osso duro. Un contribuente che si è subito accorto del trucco. È vero che la multa prescritta era nascosta (a pensar male si potrebbe dire «un po’ subdolamente») in un calderone con altre somme effettivamente dovute. Ad ogni modo, però, per quella lontana violazione del codice della strada risalente addirittura al 2001, una volta ricevuta l’ingiunzione di pagamento a distanza di quindici anni ha fatto ricorso al giudice di pace. Che alla fine gli ha dato ragione. «In definitiva - ha scritto il giudice Susanna Colombo - la cartella esattoriale, avente ad oggetto multe per violazioni al codice della strada si prescrive dopo 5 anni dalla notifica. Si condivide pertanto la tesi secondo cui la cartella (a differenza della sentenza definitiva di condanna) è priva dell’attitudine a modificare il termine di prescrizione, con la conseguenza che il precedente termine prescrizionale proprio del tributo ricomincia nuovamente a decorrere dalla data di notifica della cartella stessa».

In pratica, è successo che una multa da 720 euro venne sì notificata al destinatario entro i cinque anni di legge, cioè nel 2006, interrompendo così i termini della prescrizione. Ma da quel momento, mentre i soliti cinque anni previsti per la prescrizione ricominciavano regolarmente a scorrere, la società di riscossione si scordò per lungo tempo del proprio credito prima di tornare alla carica come se niente fosse nel 2016, dopo dieci anni di silenzio. Non si può fare, ha sancito il giudice. «L'azione esecutiva da parte di Equitalia Nord Spa è soggetta, non al termine decennale di prescrizione, bensì al termine proprio della riscossione dei crediti come previsto dalla legge che, nel caso in esame, risulta pacificamente essere di cinque anni», ha riassunto in sentenza il magistrato onorario. Non certo una presa di posizione rivoluzionaria. In realtà, una decisione perfettamente il linea con quella che da tempo risulta essere la giurisprudenza del settore. È dunque praticamente impossibile che i cervelloni di Equitalia ignorassero la regola. Eppure ci hanno provato lo stesso. Così, alla fine, il giudice ha dato loro torto e li ha pure condannati alle spese. «La vergogna di Equitalia: chiedere ai cittadini soldi prescritti», denuncia il Codacons, il coordinamento delle associazioni che operano a difesa di ambiente a consumatori, che questo caso di prepotenza fiscale l’ha seguito fin dall’inizio. «Presenteremo un esposto alla Corte dei conti e alla Procura della Repubblica contro questa gravissima vicenda», promettono. «Perché i cittadini devono sempre essere vessati? È necessario che tutto questo finisca una volta per tutte».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro