Ema, Maroni contro il Governo: "A Bruxelles serviva una presenza più autorevole" / VIDEO

I rimpianti del governatore lombardo: "Si è giocato tutto fra la seconda e la terza votazione, forse le cose potevano andare diversamente"

Roberto Maroni

Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, in un momento della conferenza stampa post referendum per l'autonomia della Lombardia, Milano, 23 ottobre 2017. ANSA/UFFICIO STAMPA REGIONE LOMBARDIA ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

Milano, 21 novembre 2017 -"Forse una presenza più autorevole avrebbe fatto la differenza". Se subito dopo la beffa dal sorteggio che ha assegnato l'Ema ad Amsterdam c'era stato un coro unanime di delusione e rabbia, oltre che di orgoglio per quanto fatto e per aver presentato un dossier da più parti ritenuto il migliore, il giorno dopo la mancata assegnazione rialscia alcune scorie. 

Roberto Maroni, governatore lombardo, punta il dito contro il Governo: "Io e Sala abbiamo fatto tutto per costruire un dossier fortemente competitivo. Resta il dubbio che fra la seconda e la terza votazione, quando c'era bisogno di esserelì (a Bruxelles, ndr) e bastavano due voti, se fosse stato lì tutto il Governo, il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri, magari le cose sarebbe andata diversamente. Tutto si è giocato in quella mezz'ora, bastava recuperare due voti di quelli andati a Copenaghen. C'era il sottosegretario Gozi, forse una presenza più autorevole avrebbe fatto la differenza, forse".  A Maroni ha presto replicato il segretario regioanle del Pd, Alessandro Alfieri: "Gentiloni in tutte le visite che ha fatto ultimamente a Bruxelles ha lavorato con priorità sul dossier di Ema, è stato presente a Milano tutte le volte in cui c'era bisogno e la figura dedicata per seguire la questione quotidianamente era Sandro Gozi. Penso che ci si possa arrabbiare per l'utilizzo del metodo del sorteggio e siamo d'accordo, ma se scarica la colpa sul Governo, Maroni ancora una volta sbaglia indirizzo".

In serata sulla vicenda Ema è intervenuto anche Silvio Berlusconi il quale, dicendosi dispiaciuto "perché non era soltanto una questione di prestigio, erano in gioco investimenti e posti di lavoro, poi si aggiunge anche la beffa del sorteggio", ha sottolineato come "oggi il nostro Paese non ha più lo stesso prestigio e peso che aveva con noi".   

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