Regionali, Gori tende la mano a Liberi e Uguali: voglio una coalizione larga e inclusiva

Un appello a Grasso per unire le forze contro Maroni

Giorgio Gori

Giorgio Gori

Milano, 12 dicembre 2017 - Un appello a Grasso per unire le forze contro Maroni. Il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, Giorgio Gori, non ha ancora rinunciato all’idea di ampliare la coalizione che lo sostiene e getta un ponte verso Liberi e Uguali (il movimento del presidente del Senato Pietro Grasso, in cui sono confluiti Mdp, Si e Possibile). «Io non soltanto tengo la porta aperta, cerco di essere proattivo. La mia intenzione è di parlare con Grasso», ha detto il sindaco di Bergamo in occasione della presentazione del suo tour elettorale «Gori 100 tappe». Secondo Gori «ci sono tutte le ragioni perché l’alleanza con Liberi e Uguali ci sia in Lombardia. A livello nazionale «Grasso ha detto che ci si potrà mettere d’accordo dopo il voto». Ma in regione «non c’è un ‘dopo il voto’: si vince o si perde», ha ricordato Gori. Comunque il sindaco è convinto di giocarsela fino alla fine, a prescindere da quanto deciderà di fare Mdp: «La mia coalizione sarà molto ampia, costituita per più della metà da forze civiche, per cui se alla fine Mdp decidesse di andare per conto suo, non lo considero in alcun modo un pregiudizio assoluto rispetto alla possibilità di vincere».

Il candidato del centrosinistra ha detto di «credere alla trattativa» con il Governo per ottenere maggiore autonomia, ma ha lanciato una frecciata al governatore Roberto Maroni. «L’invito di Maroni di affiancarlo nella trattativa sull’autonomia – ha sottolineato – è durato fino al 22 ottobre. Poi non l’ho più sentito, quindi lo considero strumentale. L’ultima telefonata mi pare sia stata il sabato precedente». Mentre sull’election day c’è qualche perplessità: «Propendo per un voto in una data diversa dalle politiche per dare maggiore luce ai temi regionali, che rischiano di essere schiacciati dal dibattito nazionale». Il tour, lanciato ieri da Gori, prevede oltre 100 tappe in tutta la regione. Il sindaco punta soprattutto alle zone più disagiate, a quella Lombardia «che non vede la politica in faccia«, dove il centrosinistra è storicamente più debole e quindi ha «più margine di crescita e miglioramento».

Insomma, una Lombardia «che non si vede dall’ufficio del governatore della Regione». Per Gori «Milano è una cosa, la Lombardia è un’altra: ci sono molte disparità dal punto di vista dello sviluppo, ci sono territori completamente lasciati indietro e c’è stanchezza verso un centrodestra che ha promesso moltissimo e mantenuto molto poco«. Ma «se abbiamo perso in passato è in larga misura responsabilità nostra». Gli avversari di Gori non hanno risparmiato le critiche. Per il segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, «è incredibile e assurdo che il Pd in Lombardia si ostini a ripetere di non volere un unico election day per tenere nello stesso giorno le elezioni politiche e le regionali in Lombardia a marzo, magari il 18 marzo come indicato dal governatore lombardo Maroni».

Mentre il candidato del M5S, Dario Violi, attacca: «È vero che Maroni si è dimenticato della Lombardia in questi 5 anni, ma è altrettanto vero che la Lombardia non si scopre, come azzarda Gori, in due mesi da candidato part-time».

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