Abatantuono:"Io, le polpette e il Milan nel cuore. Potrebbero regalarmi un giocatorino..."

Diego Abatantuono svela la ricetta del nuovo ristorante Meatball Family Street Gourmet, in piazza Luigi di Savoia

Diego Abatantuono

Diego Abatantuono

Milano, 28 ottobre 2016 - Divanetti rossi, polpette per tutti i gusti e alle pareti foto tratte da alcuni dei più celebri film di Diego Abatantuono. All’esterno tavolini dove poter gustare una birra o una delle specialità del ristorante come lo sfilatino riempito di polpette o spaghetti meatball. A tre anni dall’apertura del Café-ristorante di via Vigevano, in Zona Navigli, Abatantuono e soci presentano un nuovo punto vendita: il Meatball Family Street Gourmet, in piazza Luigi di Savoia. 

Diego Abatantuono, perché proprio le polpette?  "Mi piacciono molto, sono un piatto che tutti apprezzano, sia i grandi che i piccoli. Si cucinano spesso anche in casa e qui le facciamo proprio buone e di tanti tipi".

In una celebre scena di uno dei suoi film, lei rientra a casa e dice: «Che profumino, che avete cucinato oggi pulpette di m...». Nel vostro locale spero siano più buone...  "Certo, da noi sono ottime e fatte con i migliori ingredienti. Quella era una battuta storica, che ricordo molto bene".

Qual è il suo piatto preferito? "Polpette a parte, è difficile dirlo. Mi piacciono molto le uova, cucinate in tutti i modi, e le minestre con il cavolo nero".

Quando è nato il suo grande amore per il Milan? "È difficile capire quando si è cominciato a tifare la propria squadra del cuore. A 6/7 anni abitavo nello stesso palazzo di Gianni Rivera e magari questo ha aiutato. Poi una volta a tavola a mio nonno cadde il portafogli, io lo aprii e dentro trovai due foto: una di Rivera e l’altra di Padre Pio. Chiesi chi fossero e lui mi rispose: “Uno fa i miracoli e l’altro è un famoso prete pugliese”. Dovevo scegliere se andare in chiesa o allo stadio e alla fine scelsi lo stadio".

Che rapporto ha con Milano? "Conflittuale, anche se di grande amore. Ho vissuto la mia infanzia nella periferia del Giambellino, allora era l’ultimo avamposto della città. Milano va valorizzata, è inquinata e con troppe auto, ci vorrebbero delle idee...".

Quali ad esempio?  "Farei due cambiamenti. Innanzitutto obbligherei chi costruisce a piantare alberi ogni 10 metri quadri edificabili e poi stabilirei una temperatura massima per l’interno delle case e si devono cambiare tante caldaie vecchie. Non ha senso che in alcuni casi si arrivi fino a 25 gradi. Milano è una città meravigliosa e solidale, ma bisogna lavorarci".

Ci sono dei luoghi che frequenta spesso? "Una volta era bello entrare nei bar e sedersi ad ascoltare le persone. Facevano discorsi autentici. Adesso tutti mi guardano e quando si avvicinano per parlare spesso è come se si fossero preparati dei discorsi, non sono spontanei. Oggi frequento spesso i due locali che ho assieme ad altri soci. Per tanti anni ho frequentato il Derby, il Capolinea e altri".

Va ancora allo stadio? "Onestamente no. Ci metto un’ora e mezza per entrare tra i selfie che vogliono scattarsi con me e le battute prestampate che mi fanno. Le guardo a casa. Ho dato comunque a livello economico tra abbonamenti e biglietti. Penso che considerando tutte le spese potrebbero regalarmi un buon giocatorino".

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