Il derby meneghino oltre i capitali: la passione è la sfida dei tifosi cinesi

Nuovi proprietari, la metamorfosi di Inter e Milan. E di una intera città

Tifosi cinesi dell'Inter

Tifosi cinesi dell'Inter

Milano, 22 ottobre 2017 - Doemnica scorsa sono stato al derby di San Siro. Grande spettacolo, divertimento ed emozioni, trepidazione ed entusiasmo. Il calcio è lo sport più popolare al mondo, il più seguito. Eppure, contrariamente a quello che si crede, non è il più ricco. Il primo spettacolo, quello che ci ha affascinato appena spuntati sulle gradinate già quasi piene un’ora prima dell’inizio del big match, era quello del pubblico. Ottantamila spettatori, cittadini, cioè persone civili, in festa per la partita tra le due squadre della città, dunque le più rivali. In campo, coi loro colori, Inter e Milan, ragazzi per lo più ventenni, alcuni già campioni, gli altri buoni giocatori che hanno dato, quasi tutti, il meglio di sé, del loro talento, della loro forza atletica, del loro agonismo, del loro cuore. Pochi hanno deluso e siccome ne soffrono sarebbe sbagliato infierire: ci penseranno tecnici, società e purtroppo anche gli ultrà. Meglio ricordare i migliori e quello che è stato più bravo di tutti, perché ha segnato tre gol, e il gol, lo dice la parola, è l’essenza e il fine del calcio.

Tifosi cinesi del Milan
Tifosi cinesi del Milan

Forse venivano dalla Chinatown meneghina o forse erano turisti. Di sicuro erano più di sempre ma non in folla né in gruppi organizzati. Erano semplicemente alla spicciolata. Di sicuro sapevano che quelle due squadre così importanti erano diventate loro, in un senso diverso da quello degli altri spettatori. Ovvio, Inter e Milan i cinesi non possono amarle come le amano i milanesi. Talvolta però i soldi arrivano dove l’amore non basta o si risparmia o non sa più lottare. Le amano come chi le ha viste in vetrina - oggetti di un culto locale - e come le decine di milioni di cinesi che le hanno viste solo in tv e solo di recente hanno sognato di possederle, e hanno potuto comprarle per tramite e coi soldi di connazionali miliardari. Comprare una squadra di calcio non è come comprare una fabbrica, non può essere solo business. I compratori devono seguire le regole degli affari, investire e mirare alla redditività aumentando gli introiti e riducendo debiti e perdite. Punto. Invece, trattandosi di calcio, i nuovi proprietari devono mantenere le promesse di riportare in alto, nel firmamento calcistico europeo e mondiale, due squadre che hanno concorso a farne la storia. Solo così, eguagliando nei risultati le imprese dei vecchi patron – dei Berlusconi e dei Moratti – i nuovi patron cinesi si identificheranno con la passione di milioni di tifosi per dei colori, per una squadra, per grandi giocatori.

LA RITIRATA dei proprietari storici del calcio milanese che, per finanziare il loro sogno, hanno impegnato molti capitali, non è stata compensata né da mecenati del vecchio stampo né da un nuovo avvento, per esempio un’associazione di capitali e capitalisti italiani affidata a una società di gestione professionale con il compito di ricreare due squadre e due scuole di calcio a livello planetario. La vicenda del calcio insieme ai tanti altri casi d’internazionalizzazione - dal turismo alle università, al design agli investimenti stranieri - conferma che Milano è tornata ad essere molto attrattiva. È un’ottima cosa. Tuttavia, con uno Stato debole come il nostro, spetta alla città di Milano di evitare che l’attrattività si tramuti nel diventare prede, l’essere appetibili nell’essere divorati.

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