"Ci ammazzano come niente", la rabbia delle amiche di Tiziana

Vent'anni di condanna in abbreviato per un femminicidio consumato con malvagità. Una morte orrenda quella di Tiziana Pavani, 54 anni, segretaria in un asilo di Baggio

La vittima Tiziana Pavani

La vittima Tiziana Pavani

Milano, 18 ottobre 2017 - Vent'anni di condanna in abbreviato per un femminicidio consumato con malvagità. Una morte orrenda quella di Tiziana Pavani, 54 anni, segretaria in un asilo di Baggio. La testa spaccata a bottigliate dal compagno saltuario Luca Raimondo Marcarelli, 32 anni, con grossi problemi di droga. Non è stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione, nonostante la relazione della polizia postale che certificava le ricerce effettutao su Internet, dall’imputato, qualche giorno prima dell’omicidio. Marcarelli, disoccupato, dal pc della casa dei genitori aveva cercato su Google «come si uccide una donna con un colpo solo». Il gup Sofia Fioretta ha respinto la richiesta avanzata dalla difesa di un’integrazione alla perizia psichiatrica a cui era stato sottoposto l’uomo, perizia che fra l’altro aveva già stabilito la capacità di intendere e di volere di Marcarelli al momento dell’omicidio.

«Una vergogna» per i familiari e le amiche di Tiziana. «A noi donne ci ammazzano come niente – si è sfogata la cugina fuori dall’aula – ci vorrebbero pene esemplari». Tiziana Pavani e Luca Marcarelli, venti anni di meno, si erano conosciuti pochi mesi prima, abitavano nello stesso caseggiato popolare. Una relazione saltuaria, qualche uscita, poi lei era diventata il punto di approdo di lui. Lo aiutava nelle crisi di astinenza, lo aveva portato in ospedale anche poche settimane prima che lui la uccidesse. Lui diceva sempre che voleva ammazzarsi, ma poi, all’ultimo, chiamava sempre aiuto. Chiamava sempre Tiziana. «E lei - dice la cugina - lo aiutava sempre, è stata sempre troppo buona con lui, troppo comprensiva». E ancora raccontano i cugini e l’amica fuori dall’aula: «Lei lo voleva lasciare, non ce la faceva più, ma non ha fatto in tempo. Lui la cercava sempre anche il giorno in cui l’ha uccisa». Quel pomeriggio si è addormentata sul letto, vestita di una tuta e avvolta in una coperta di lana». Era tornata dalla palestra, gli ha detto di andarsene e lui era strafatto come al solito.

Così ha preso una bottiglia, un colpo secco e violento che le ha spaccato la testa. Tiziana Pavani non ha nemmeno avuto il tempo di difendersi. Dopo il fermo, era stato lo stesso Marcarelli a confessare il delitto, prima di colpire la donna si era tolto i vestiti per non sporcarli di sangue. Tutto premeditato nel dettaglio. E non ha nemmeno saputo spiegare il perché la voleva vedere morta. «Denaro – dicono i parenti della Pavani –. Lui era ossessionato dal denaro perché gli serviva per giocare e per comperarsi la droga. Marcarelli ha anche provato a screditare la sua ex compagna nel corso delle udienze. E non ha mai mostrato un segno di pentimento. «L’ho fatto così.. ero strafatto di cocaina». Gli investigatori della mobile hanno trovato impronte ovunque. Anche sul bancomat usato per svuotare il conto della Pavani. Anche quello così, «per comperare dei gratta e vinci». «Leggeremo le motivazioni e valuteremo se fare appello», ha commentato l’avvocato Arianna Leonardi, legale dei familiari che si sono costituiti parte civile. Per i familiari della vittima il giudice ha disposto una provvisionale di 180mila euro.

 

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