Lumini accesi per Jessica Faoro, corteo degli amici in via Brioschi / FOTO

Luumini e lanterne cinesi, presente anche il padre

Un'amica di Jessica con un lumino

Un'amica di Jessica con un lumino

Milano, 17 febbraio 2018 - Ci sono le sue amiche della casa di accoglienza dove ha vissuto sin dall’infanzia. Una donna che l’ha ospitata qualche giorno nel 2016. Ma anche il padre, Stefano Faoro, contestato da alcuni presenti. Una trentina di persone che hanno incrociato in vari momenti la vita di Jessica Valentina Faoro ieri sera hanno percorso via Brioschi con un lumino in mano, dalla parrocchia di Santa Maria Caravaggio al civico 93.

Qui hanno liberato in volo lanterne cinesi, sotto la palazzina dove Jessica, 19 anni, è stata accoltellata dal tranviere Alessandro Garlaschi, 20 anni più grande di lei, l’aguzzino che le aveva subaffittato un posto letto e si era invaghito di lei. «Non meritava questa fine atroce, aveva solo bisogno di coccole» racconta commossa Morena De Gaetano che ha diviso la stessa stanza nella casa d’accoglienza delle suore benedettine a Voghera, negli anni tra il 2006 e il 2010. E anche l’esistenza da martirologio. «Jessica aveva 8 anni quando l’ho conosciuta, io ne avevo 12. Vivere in comunità non è una passeggiata: è come crescere da soli. Si vive rinchiusi in una struttura, senza baci né carezze, come se si fosse colpevoli per qualche colpa che non si è commesso. Lei al mondo esterno voleva passare per quella dura e strafottente. Ma quella della ribelle era solo una maschera. Cercava solo affetto e amore. Quello che nessuno le ha dato».

Gabriele De Gaetano precisa che Jessica voleva solo «una famiglia e un lavoro. Ogni giorno postava su Facebook la sua disponibilità a fare qualsiasi mansione, anche la donna delle pulizie. Ma nessuno le è dato retta. Fino a quando un egoista squallido se ne è approfittato di lei togliendole la possibilità di riscattare la sua esistenza». Celeste Margare è stata la migliore amica negli anni della comunità, è venuta apposta da Genova a Milano con il peso del rimorso nel cuore: «Due anni fa avevamo litigato. Voleva venire da vivere da me anche se non aveva compiuto 18 anni. Io le avevo detto che l’avrei accolta da maggiorenne. Lei pensava che non le volessi più bene: non era vero ma non avrò più l’occasione per dirglielo». L’ultima ad averla vista un anno e mezzo fa è Luana Bianchi, una milanese che ha accolto la ragazza in casa sua per quattro giorni: «Dormiva per strada o nei dormitori dopo esser stata sbattuta fuori da un appartamento dell’Aler in viale Molise. Mi ricordo che quando ha fatto una doccia calda e le ho regalato un pigiama mi ha detto: «Non ricordo neanche l’ultima volta che ne ho indossato uno». Poi mi avevano detto che viveva in una famiglia ed ero tranquilla. Se avessi saputo con chi era andata a vivere l’avrei tenuta con me per sempre».

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