Coppia dell'acido, l'ex amica di Martina: per Boettcher gli uomini possono tradire le donne no

Intanto la difesa del broker ha presentato ricorso contro la condanna per l'aggressione con l'acido a Pietro Barbini. Giuliano Carparelli, braccato dalla coppia dell'acido, ripercorre quei giorni: "La mia vita è cambiata"

Alexander Boettcher accompagnato dalla penitenziaria e dai carabinieri in tribunale

Alexander Boettcher accompagnato dalla penitenziaria e dai carabinieri in tribunale

Milano 14 ottobre 2015  - "La donna non può tradire perché deve restare pura, mentre l'uomo sì", parole e teorie di Alexander Boettcher, raccontate questa mattina in aula da E.M, un'ex amica di Martina Levato, sentita come testimone nel processo a carico del broker per una serie di aggressioni con l'acido.

L'AMICA - La ragazza ha ripercorso il suo rapporto di amicizia con Martina e delle sue confessioni, già messi a verbale in fase di indagini. In particolare ha spiegato che nel maggio 2014 Martina le chiese di farle avere tutti i messaggi che le due amiche si erano scambiati perché doveva ripercorrere la storia che aveva con Boettcher e le altre relazioni che aveva intrattenuto. Quando poi "Martina confessò ad Alex tutti i suoi tradimenti - ha detto  - Alexander le disse di non frequentarmi più perché io avevo mentito dicendogli che non lo tradiva e voleva punire me e punire lei togliendole la mia amicizia". Secondo la testimone, "Martina ed Alex uscivano insieme ma non erano fidanzati, perché lui intratteneva anche altre relazioni ed era risaputo, fino ad aprile-maggio 2014 quando Martina mi disse che voleva avere una storia seria con lui dopo avergli confessato i suoi tradimenti".  Infine, la testimone ha spiegato di aver saputo da Martina che il rapporto che aveva avuto con Antonio Margarito, il ragazzo denunciato per uno stupro non ritenuto reale dal gip,  durante una vacanza a Gallipoli era stato «piacevole». 

IL FOTOGRAFO - "Dopo l'aggressione ogni giorno cambiavo casa perché avevo paura di essere ammazzato e non sapevo da chi, per questo ogni volta che mi muovevo per strada giravo indossando un casco in testa e in un caso portai con me anche degli amici e delle mazze da baseball". Lo ha raccontato in aula Giuliano Carparelli, il giovane che il 15 novembre 2014 riuscì a proteggersi con un ombrello da un lancio di acido. Il 24enne ha ripercorso in aula tutta l'aggressione, a cui è riuscito a scampare aprendo l'ombrello che gli ha riparato la faccia. Il giovane stava andando in palestra e «ho visto subito gli occhi di Martina che mi guardavano, aveva un cappuccio in testa e dei cerotti a coprire parti del volto». La ragazza, ha aggiunto, «era stupita perché mi aveva trovato e mentre lei tirava fuori da una borsa un contenitore per lanciare l'acido, ho aperto subito l'ombrello e con quello mi sono protetto». E ha riconosciuto "senza dubbio" in aula Boettcher, seduto nella gabbia riservata ai detenuti, come il ragazzo che in una fase successiva dell'agguato, mentre Carparelli cercava di pedinare la ragazza, lo ha raggiunto alle spalle armato di spray al peperoncino e poi lo ha inseguito mentre scappava.

"VITA CAMBIATA "- Quindi, rispondendo alle domande del legale di Pietro Barbini, l'ex compagno di liceo di Levato sfigurato con l'acido il 28 dicembre successivo, che gli chiedeva se e come fosse cambiata la sua vita dopo l'agguato, Carparelli ha risposto: "Se prima camminavo senza girarmi, ora non riesco a non preoccuparmi quando sento qualcuno che cammina dietro di me. E quando apro una porta, mi viene un soffio al cuore. Ho ripreso a dormire dopo l'arresto di Martina Levato e Alexander Boettcher". Ha spiegato che il 26 novembre la portinaia del suo palazzo gli raccontò che due giovani «un uomo e una donna, con parrucche e baffi finti, erano seduti in una macchina parcheggiata davanti a casa mia». Poi avrebbe «ricevuto una chiamata da una ditta di trasporti, perché doveva ritirare una raccomandata e io mi presentai a quell'appuntamento con due amici, caschi e mazze da baseball, ma non c'era nessuno».

LE SCUSE - La difesa di Alexander, invece, ha fatto una serie di domande alla parte civile perché, come ha spiegato l'avvocato Michele Andreano, «questa difesa è assolutamente convinta che Carparelli non ha una vita tranquilla, anzi molto movimentata e chiunque avrebbe potuto colpirlo». Nel processo ha testimoniato anche il fratello di Giuliano, Francesco Carparelli, che ha deposto in relazione alla presunta 'trappola' che sarebbe stata organizzata dalla cosiddetta 'coppia diabolicà per aggredire il fratello. Giuliano Carparelli ha spiegato di sentirsi un «miracolato» e ha voluto anche chiedere «scusa», anche se non c'entra nulla, a Stefano Savi, lo studente sfigurato per un errore di persona. Savi, infatti, venne sfregiato, secondo l'accusa, da Martina Levato e dal suo amante il 2 novembre 2014 per uno scambio di persona, mentre il vero obiettivo della coppia era proprio Carparelli (i due sono molto somiglianti). Carparelli ha spiegato anche che è in contatto costante con il padre di Stefano (stamattina si sono abbracciati in aula) a cui ha voluto esprimere il proprio «dispiacere» e le proprie «scuse», perché il figlio è stato colpito al suo posto. Il processo, intanto, è stato aggiornato al prossimo 21 ottobre.

RICORSO Intanto gli avvocati di Alexander Boettcher l'hanno presentata stamattina ricorso in appello contro la condanna  a 14 anni di reclusione per lesioni gravissime . La condanna dello scorso 11 giugno è relativa all'aggressione con l'acido a Pietro Barbini del 28 dicembre 2014.  Nel ricorso la difesa si rifarebbe al memoriale depositato da Boettcher al termine del processo di primo grado. Il broker  sostiene che non era a conoscenza del piano di aggressione ai danni di Barbini e che quella sera andò in via Giulio Carcano per vedere cosa sarebbe accaduto, perché Martina Levato, la sua amante, non gli aveva spiegato cosa avrebbe fatto. Secondo la difesa, Boettcher non avrebbe inseguito Barbini con un martello dopo l'aggressione, ma era convinto che Martina fosse stata vittima lei stessa di un'aggressione. Anche i legali della studentessa bocconiana hanno preannunciato un deposito del ricorso in Appello i cui termini scadono domani. 

ADOZIONE  Contemporaneamente ai processi sulle aggressioni con l'acido, prosegue il procedimento di adottabilità del bimbo partorito lo scorso ferragosto dalla studentessa bocconiana e dal broker. In settimana è prevista da parte dei giudici minorili l'audizione dei nonni materni, che hanno chiesto di poter adottare il bambino. Seguirà quella dei nonni paterni. 

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