"Abbiamo dell’acido anche per te": minacce al pm Musso. Indagò su amanti diabolici

Milano, due fogli sgrammaticati nella casella della posta di casa di MARINELLA ROSSI

Il pm Marcello Musso

Il pm Marcello Musso

Milano, 5 aprile 2016 - «Ti immischi anche nel bambino, ripeti che sei orgoglioso discrazie degli altri e vai a fare apello. Ma stai attento. Acido c’è anche per te». Una profusione sospetta di errori grammaticali e ortografici, sparsi in una quarantina di parole minatorie. Pedinato e minacciato, con due lettere anonime in una sola busta, è il pubblico ministero del processo alla banda dell’acido - cui fa riferimento la missiva a lui giunta domenica sera - Marcello Musso. Che è anche pubblico ministero in processi di mafia e droga, uno dei quali citato nella stessa lettera. Un inquietante e suggestivo mix. Un messaggio mafioso. Reso ancor più oscuro dal certo pedinamento, da occhi che hanno spiato i movimenti del magistrato nel pomeriggio di domenica, tanto da renderne conto nella stessa lettera scritta a computer e trovata da Musso nella cassetta esterna della posta, rientrando in casa alle 21. E dove si fa riferimento all’incontro nel pomeriggio con la collega del tribunale per i minori, Annamaria Fiorillo, voce d’accusa nel procedimento contro l’affidamento del bimbo di Levato e Boettcher ai genitori naturali, e a favore dell’adozione di questo.

Meglio far parlare le lettere: unica busta, Marcello Musso, scritto in stampatello a mano. In un primo foglio, stralcio in fotocopia di un’intervista del magistrato subito dopo la condanna a Boettcher, con dedica: «Stai attento bbugiardo». Nel secondo foglio, scritto a computer: «Carabbiniere chi ti sente? Ti piace vedere gente portata in manette... ai cristiani chiedi di aiutarti a trovare il ragazzo scappato per forza che lai di mira di quarto...». Frase che pare riferirsi al processo «Pavone», Musso pm, e al boss della coca di Quarto Oggiaro, Francesco, detto Gianco, Castriotta (21 anni di galera), che in forza di un irresistibile priapismo (da smodato uso di coca) ottenne cinque anni fa i domiciliari per motivi di salute, e da casa scappò, forse, in Venezuela. Il pm, nel dibattimento, aveva «provocato» un coimputato (da cui il riferimento nella lettera) a cantarsela su Castriotta. Niente di più che un siparietto d’udienza, sembrava.

Ma la missiva minatoria salda a questo la saga dell’acido, e, coincidenza, il giorno prima dell’incontro (ieri) a San Vittore, tra i periti del tribunale minorile e Martina e Alexander proprio sull’affidamento del bimbo. Ecco come: «... Poi dai le borse di carte alla fiorilla... Ti immischi anche nel bambino, rippeti che sei orgoglioso discrazie degli altri e vai a fare apello ma stai attento. Acido c’è anche per te». Per concludere: «Ttento molto attento che vedi dove abiti lo sapiamo». E infatti lo sanno. Il prodotto è confezionato in contemporanea, mentre il pm, al lavoro di domenica come quasi sempre, riceve la visita in procura dalla collega Fiorillo («la Fiorilla»), poi l’accompagna nell’unico bar aperto sotto il palazzo di giustizia, e insieme risalgono a fotocopiare gli atti del dibattimento Boettcher, utili alla donna nel procedimento minorile, quindi Musso scorta la collega fino al metrò di San Babila per aiutarla col pesante faldone con centinaia di atti. Quando torna a casa, a tarda sera, trova le due missive nella cassetta postale comune.

Ieri la faccenda rimbalzava per gli uffici del palazzaccio: dal procuratore generale Roberto Alfonso, all’ex aggiunto Alberto Nobili, che ha seguito l’inchiesta acido dall’aggressione del 28 dicembre 2014 a Pietro Barbini, al sostituto pg Lucilla Tontodonati, incaricata allo stato di seguire da giovedì 7 il processo d’appello Barbini (14 anni per Levato e Boettcher in primo grado) e in cui Levato, con l’avvocato Alessandra Guarini, chiederà di farsi interrogare per marcare l’ormai conclamata distanza dal suo ex amante. Per la sicurezza di Musso, che, nonostante carriera ed esperienza in fatti di mafia mai aveva ricevuto minacce, sarà aperta una procedura in Prefettura per l’attribuzione di una tutela. Ma intanto lui, con scatto d’orgoglio e in zona Cesarini, chiede al pg di sostenere comunque l’accusa all’imminente appello Barbini, cosa che prima aveva rinunciato a fare per evitare «personalizzazioni». Ed è inevitabile l’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Brescia, sulle minacce giunte al pm milanese.

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