Coppia acido, Martina: "No patria potestà ad Alexander"

La richiesta è arrivata da parte dell'avvocato dell'ex studentessa, all'interno del procedimento di adottabilità del figlio della ex coppia, nato più di un anno fa

Martina Levato e Alexander Boettcher

Martina Levato e Alexander Boettcher

Milano, 15 settembre 2016 - Martina Levato, attraverso il suo legale, l'avvocato Laura Cossar, ha chiesto ai giudici all'interno del procedimento di adottabilità del figlio, nato più di un anno fa, di dichiarare la "decadenza" della patria potestà di Alexander Boettcher. L'ex amante della donna è stato condannato come lei per una serie di aggressioni con l'acido. Oggi le parti hanno depositato una serie di memorie e istanze nel procedimento davanti al Tribunale per i minorenni di Milano.

Ieri, si è saputo che la Procura dei minori di Milano insisterà per l'adottabilità presso un'altra famiglia del bambino della coppia. Una perizia, disposta dai giudici, aveva escluso la "capacità genitoriale" di Martina e Alex e anche quella "accuditiva" dei nonni materni e della nonna paterna. "Sono disposta a tutto pur di stare con mio figlio - aveva detto ai giudici Martina -. Sono pronta anche a trasferirmi all'Icam (l'Istituto di custodia attenuata per le madri detenute, ndr) o al carcere di un'altra città", aveva spiegato in udienza ai giudici la giovane. Alex, invece, ha chiesto che "mio figlio non stia con Martina all'Icam, perchè me lo immagino libero e non in un posto che somiglia a un carcere e voglio che mio figlio stia con mia madre".

DIFESA MARTINA - I provvedimenti presi finora da pm e giudici sul caso del figlio di Martina Levato, l'ex bocconiana condannata per una serie di aggressioni con l'acido, Un piano che è stato attuato «calpestando» i suoi diritti di madre e detenuta. L'avvocato Laura Cossar, legale della ragazza, ha depositato una memoria conclusiva di 40 pagine al Tribunale per i minorenni di Milano, nella quale scrive che i provvedimenti presi da pm e giudici sono indicativi di un «piano preordinato» per togliere il figlio all'assistita. Nelle relazione, tra l'altro, il legale mette in evidenza come i periti nominati dal Tribunale, che hanno accertato la «incapacità genitoriale» della giovane e anche dell'ex amante Alexander Boettcher, hanno, in sostanza, agito come «giustizieri sociali» senza fornire, però, i «pareri giuridici» che erano stati loro richiesti.

Nella memoria, il legale della giovane spiega che per legge un minore ha diritto a rimanere nella sua famiglia e che per questo lo Stato deve fornire sempre un «aiuto» affinché ciò si concretizzi. In questo caso, l'aiuto ad una madre detenuta prevede che la donna possa andare con il figlio all'Icam. In subordine, la difesa di Levato chiede che si proceda ad un «affido eterofamiliare»: ossia il piccolo venga affidato temporaneamente ad un'altra famiglia, possa vedere ogni tanto la madre in carcere e poi tornare a vivere con lei in futuro. Nelle conclusioni il legale non chiede l'affidamento ai nonni materni, ma chiede anche che i giudici dichiarino decaduta la patria potestà di Boettcher. 

Nella relazione, infatti, viene messo in evidenza come la giovane in questi ultimi mesi abbia seguito un «percorso» assumendosi le sue «responsabilità» per i blitz con l'acido e chiedendo anche all'ex amante di assumersele. Il broker, invece, ha continuato a professarsi innocente e anzi ha chiesto ai giudici del Tribunale per i minori che il piccolo non stia mai più con la madre. In sostanza, infatti, la difesa di Boettcher, con il legale Valeria Barbanti, ha ribadito nella memoria conclusiva che il bambino non va dichiarato adottabile ma va affidato alla nonna paterna. Nella memoria della difesa di Levato viene messo in luce, poi, come il pm minorile Annamaria Fiorillo (che ha ribadito la richiesta di adottabilità parlando di «irreversibile incapacità genitoriale» della coppia) abbia agito con un «preconcetto», allontanando «il figlio dalla madre anche prima che nascesse» e basandosi su una perizia disposta dai giudici penali del primo processo alla coppia (quello sul caso di Pietro Barbini), poi superata dal «percorso di rieducazione» della giovane.  E anche il Tribunale, come sostiene la difesa, subito dopo la nascita del piccolo, seguendo la linea del pm, ha diviso la madre dal figlio, non permettendo che lei andasse all'Icam «come invece stabilito dal gip il 12 agosto 2015». Per la difesa Levato (il perito di parte è Gustavo Pietropolli Charmet), infine, le due psichiatre nominate dal Tribunale per la perizia sulla capacità genitoriale hanno svolto, in sostanza, solo considerazioni «emotive». La decisione dei giudici dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro