Coppia dell'acido, Martina: "Mai visto Alex usare liquido contro i miei ex"

"E' stato un gesto dimostrativo per la mia autostima e anche nei confronti di Alex per fargli vedere che ero in grado di riconquistare la mia dignità"

Martina Levato e Alex Boettcher

Martina Levato e Alex Boettcher

Milano,15 dicembre 2015 - "Lo facevo per me stessa principalmente, ma anche per risolvere la crisi di coppia". Così Martina Levato, sentita in aula nel processo milanese ad Alexander Boettcher, ha giustificato l'aggressione con l'acido ai danni di Pietro Barbini e il tentato blitz ai danni di Giuliano Carparelli. La studentessa, riferendosi in particolare al caso Barbini, ha spiegato che "è stato un gesto dimostrativo per la mia autostima e anche nei confronti di Alex per fargli vedere che ero in grado di riconquistare la mia dignità".

Martina, che ha risposto alle ultime domande del pm Marcello Musso ed è stata controesaminata dai legali delle parti civili, gli avvocati Paolo Tosoni e Roberto Parente, ha confermato la versione già resa nella scorsa udienza e nel suo processo con rito abbreviato. Ha spiegato di aver agito nei casi Carparelli e Barbini con la «complicità» di Andrea Magnani, anche lui a processo con rito abbreviato, e ha continuato a scagionare l’amante Boettcher. "L’aggressione a Carparelli - ha detto la ragazza - fu un agguato non andato a buon fine, ma io volevo colpirlo e già il solo fatto di affrontarlo mi ha liberato e mi ha dato autostima".

La studentessa, infatti, ha ribadito che voleva "colpire chi mi aveva fatto del male, chi mi aveva trattato come un oggetto sessuale». Ha, però, sostenuto che Carparelli non schivò il blitz proteggendosi con l’ombrello, perché «l’ombrello non è mai stato colpito, ma il mio lancio è andato a vuoto". Carparelli, quando si erano conosciuti in discoteca, «voleva avere un rapporto orale con me e rideva, ma ci siamo solo baciati». Lei, comunque, si sarebbe sentita «svilita» e per questo decise di «risolvere». A quell’aggressione, secondo la ragazza, partecipò anche Magnani. «Tra Carparelli e Andrea - ha sostenuto - ci fu una colluttazione, mentre io ero spaventata e non me la sentivo di intervenire».

«Non ho mai visto Alex usare acido contro i miei ex fidanzati», ha ancora affermato Martina rispondendo ad una domanda dei legali di Boettcher. Martina ha sostenuto anche di non aver «mai parlato» col suo amante delle sue intenzioni di aggredire Pietro Barbini e Giuliano Carparelli. «Le conosceva solo Magnani - ha detto la ragazza - anche se non posso escludere che Magnani le abbia riferite ad Alexander». 

I "TRADIMENTI" DI MARTINA - Quando Martina raccontò i suoi «tradimenti» ad Alexander Boettcher «lui lo prese come un affronto alla sua virilità e alla sua persona ed io ero ad un bivio perché volevo avere una famiglia con lui e non riuscivo ad averla, anche perché la situazione della nostra coppia era invivibile e c’erano liti continue», ha spiegato la stessa Martina. In particolare, il presidente del collegio dei giudici, Elena Bernante, ha chiesto a Levato di chiarire meglio cosa intendesse quando aveva affermato, in precedenza, che aveva voluto colpire con l’acido Pietro Barbini e Giuliano Carparelli anche per «risolvere la crisi di coppia». E la studentessa, che è detenuta da quasi un anno, ha chiarito: «Quando ci siamo fidanzati ufficialmente nell’aprile del 2014 ci siamo aperti come coppia, lui mi ha detto che era sposato e io gli ho parlato dei miei tradimenti. In quel momento - ha aggiunto - potevamo essere felici e creare una famiglia, ma lui non accettava di essere stato tradito».

IL TESTE: "ALEX DOVEVA PUNIRE MARTINA" -  "Pietro mi ha raccontato che Alexander lo invitava a punire assieme a lui Martina per i peccati della ragazza, a punirla dal punto di vista sessuale con delle orge". E' il racconto emerso in aula da parte di un amico di Pietro Barbini, il giovane sfigurato con l' acido il 28 dicembre 2014. "Pietro - ha proseguito il testimone - mi ha raccontato che lui era preoccupato per questa relazione dell'amica Martina Levato con Alexander e cercava di convincerla a lasciarlo. Era preoccupato - ha aggiunto il teste - perché lei gli raccontava che lui la trattava male, lei diceva a Pietro che facevano cose pesanti e gli parlava di storie di orge".

Il testimone ha spiegato di essere anche amico del ragazzo che nel novembre 2014 riuscì a schivare un'aggressione con l' acido. "Mi invitò ad andare a casa sua dopo il tentativo di aggressione perché non voleva stare da solo e si sentiva perseguitato". Oggi in aula atteso il ritorno anche di Martina Levato, già ascoltata nella scorsa udienza e che dovrà affrontare stavolta le domande delle parti civili e della difesa di Boettcher. In aula sono presenti come parti civili Stefano Savi, l'altro giovane che venne sfregiato con l' acido, e lo studente che subì un tentativo di evirazione.

IL PM: MARTINA "PARTE SFORTUNATA DELL'ELITE DI MILANO" - Martina Levato "è la parte sfortunata dell'elite milanese e in questo processo abbiamo una carrellata interessante per un'analisi sociologica". È quanto espresso dal pm di Milano Marcello Musso nel corso di pausa durante il l'udienza del processo a carico di Alexander Boettcher. Il masitrato che ha ottenuto la condanna di Martina e Alexander a 14 anni per l'aggressione a Pietro Barbini e che di recente ha chiesto altri 20 anni di carcere per Martina, ha spiegato ai che "in questo dibattimento è molto interessante la carrellata di testimoni delle elite milanesi, di classi sociali fortunate, si può analizzare sociologicamente questo profilo di persone fortunate che si incontrano all'estero". In questo contesto, secondo il pm, Martina "è la parte sfortunata dell' elite". La ragazza, infatti, è figlia di due professori, mentre Alexander aveva un alto tenore di vita e una serie di proprietà immobiliari. 

 

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