Rinasce il Cobianchi: l’amore tra D’Annunzio e la Duse riapre le porte dell’albergo diurno

Uno spettacolo teatrale inaugura la seconda vita degli ex bagni

Albergo diurno Cobianchi (Newpress)

Albergo diurno Cobianchi (Newpress)

Milano, 19 febbraio 2017 - Non è un caso che sia stato scelto uno spettacolo teatrale sul tormentato amore tra il poeta Gabriele D’Annunzio e l’attrice Eleonora Duse per riaprire al pubblico l’albergo diurno Cobianchi. Dietro a questa scelta c’è un messaggio vestito di sogno e ambizione: il Cobianchi vuole ripartire dalle origini. E lo farà a partire da giovedì 23 febbraio e fino a sabato 25. Un messaggio che è stato scandito, e continuerà ad essere scandito, con più registri. Innanzitutto c’è la coincidenza temporale. La messa in opera «Più che l’amore» è infatti ambientata nel 1922 tra le sale, le stanze e i corridoi dell’Hotel Cavour. Cleopatro Cobianchi avrebbe inaugurato il suo albergo diurno nel sottosuolo della Galleria Vittorio Emanuele, lato via Silvio Pellico, solo due anni più tardi: il 13 giugno del 1924. L’epopea amorosa del Vate e della Divina incrociò il proto-franchising del visionario bolognese, che piano piano costellò l’Italia di 52 «Cobianchi». E non poteva proprio avere miglior cornice altrove: ancora oggi lo stile decò distingue gli ex bagni pubblici di piazza Duomo come pochi altri posti. Qui la finzione è più vera. Tant’è che gli spettatori saranno infine invitati allo sfondamento scenico.

La storia di queste due vite che non son state vite «ma forme di coraggio», come scrisse la stessa Duse, incrocia anche il momento di una Milano che iniziava a scoprirsi anima di mezzo tra l’Italia unita e l’Europa aperta. Non fosse per una piccola sede nella sua Bologna, Cleopatro Cobianchi scelse Milano perché questa gli apparve la città italiana dove avrebbe più facilmente potuto replicare il modello ispiratore: l’albergo diurno londinese di Victoria Station. Quel diurno non era, infatti, solo un posto dove i londinesi-bene andavano a cambiarsi la camicia e a prendere in prestito un ombrello. No, era anche un posto dove si andava a concludere affari e a dare e ricevere cultura. Un club ma anche un circolo culturale. E il Cobianchi milanese fu fin dall’inizio anche questo ma nei decenni questa parte della sua storia ha subito una damnatio memoriae.

È anche per questo che giovedì il Cobianchi riapre al pubblico con uno spettacolo teatrale con inserti musicali che prevede, poi, anche una cena e, prima ancora, la presentazione dell’omonimo libro dal quale lo spettacolo è tratto: «Più che l’amore» di Annamaria Andreoli, edito da Marsilio. Ed è solo l’inizio perché la strategia di chi gestisce i 1.700 metri quadrati sotto la Galleria è far rivivere scientemente gli anni Venti e Trenta. Parola di Elena Fontanella, direttrice artistica della cordata di associazioni che ha vinto il bando del Comune. Per chi non lo ricordasse, il Cobianchi è chiuso dal 1999, anno in cui lasciò l’ultimo barbiere.

E le serate tra giovedì e sabato rappresentano le prime nelle quali l’ex diurno è aperto «a tutti» e «in tutte le sue sale», comprese quelle con accesso da via Tommaso Grossi. L’identità di albergo diurno e circolo culturale in stile londinese è rimasta intatta fino alla Seconda Guerra Mondiale. Dal secondo Dopoguerra agli anni ’70, il Cobianchi è diventato un bagno pubblico per persone non abbienti ma c’era spazio anche per un night club molto apprezzato dalla malavita milanese. Negli anni ’70 ecco la trasformazione in Ufficio del Turismo e in biglietteria ferroviaria e per eventi. Fino al 1999 quando lo spazio viene chiuso, dopo un tentativo di valorizzarlo per la moda e le sue sfilate. Tentativo fallito per effetto del decollo di via Tortona. Polvere e nostalgia fino al 2004 quando il Comune rileva il Cobianchi dal Demanio statale e inizia a ristrutturarlo. Silenzio fino al 2016 quando viene lanciato il bando per trovare chi prenda in gestione quei 1.700 metri quadrati per un affitto annuo di 186mila euro. A vincerlo è l’associazione di scopo formata da Ente Ideazione Ciao, Fondazione DnArt, Associazione Italiana Cultura Teatrale Classica, presieduta da Riccardo Bertollini per la direzione artistica di Fontanella, pure presidente del Circolo Culturale delle Lettere e delle Arti. Ora si riparte.

giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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