MARIO CONSANI
Cronaca

"Il clochard morì dopo il pestaggio". Chiuse le indagini: fu omicidio

Via Lattanzio, un altro disperato accusato di delitto preterintenzionale

Il cosiddetto “palazzo  della morte” in via Lattanzio

Il cosiddetto “palazzo della morte” in via Lattanzio

Milano, 22 gennaio 2018 - Da quasi due anni ormai è così, sbarrato ma fortunatamente vuoto. Lo chiamavano il “palazzo della morte” quello scheletro di edificio all’angolo tra via Lattanzio e via Colletta, a due passi da viale Umbria. Ufficialmente vuoto ma divenuto rifugio e bivacco di senzatetto e tossicodipendenti. Toccò al Comune metterlo alla fine in sicurezza nell’aprile di due anni fa, dopo che però c’era scappato il morto.

Da allora lo stabile è rimasto così, e per quel morto, un clochard italiano di 43 anni, Massimo Metta, la giustizia è arrivata, sia pur con i suoi tempi, a chiudere il cerchio: omicidio preterintenzionale. All’inizio tutto aveva fatto pensare ad una caduta dal balcone del quarto piano. Ma poi alcuni testimoni dissero di averlo visto scendere le scale con le proprie gambe, quella notte, fino al piano terra e al cortile. È certo però che poco prima il clochard aveva subito un pestaggio dall’uomo con cui aveva litigato quella sera forse solo perché le sue parole di ubriaco avevano infastidito l’altro ospite di quel girone infernale. Le urla furibonde del loro scontro - avvenuto al sesto piano - erano rimbombate tutt’intorno, tanto che diversi inquilini dei palazzi vicini avevano chiamato il 113. L’uomo che litigò con Metta quella sera, uno con precedenti penali e uscito poco tempo prima dal carcere dal carcere senza un posto dove andare a dormire, ora è indagato per omicidio preterintenzionale. Con gli investigatori della Squadra mobile che lo interrogarono già all’epoca, A.Z., oggi 43 anni, ammise di aver avuto la lite con Metta, che ebbe decisamente la peggio, minato anche nel fisico da una vita disperata. E in conseguenza di quel pestaggio il clochard, probabilmente sotto choc, era mezzo disorientato quando comunque riuscì a scendere da solo le scale dal sesto piano fino al cortile, prima di cadere al suolo con un impatto che si sarebbe rivelato mortale.

Depositata dopo una lunga odissea, la consulenza medico-legale disposta dal pm Maria Letizia Mocciaro (che ora ha chiuso le indagini) ha accertato che il clochard venne picchiato con «due schiaffi al volto, un pugno allo zigomo sinistro, un pugno sulla testa dall’alto verso il basso e, una volta che lo stesso era caduto a terra sulle ginocchia, più volte con un asse di legno sulla schiena». Tutto ciò provocò a quel fisico già minato da alcol e droga «contusioni emorragiche corticali e sottocorticali, localizzate al lobo frontale e temporale di destra». Stando alla ricostruzione degli inquirenti, il barbone scese le scale dopo il pestaggio per trovare un altro angolo dove riparare durante la notte, poi però decise probabilmente di uscire dall’edificio, ma anche a causa di una «pregressa cecità da un occhio» si ritrovò all’interno del cortile condominiale. E lì cadde, segnando così la fine della sua travagliata esistenza.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro